Mediaset, partita pay tv nel vivo e c'è attacco ai big di Internet

Creato il 29 aprile 2014 da Digitalsat

La partita per lo sviluppo delle attività pay tv di Mediaset entra nel vivo e l'esito «è aperto a molte soluzioni». Lo conferma Pier Silvio Berlusconi, il primo che volle investire nel settore, confermando che «stiamo dialogando con più gruppi internazionali» e che per ora sono stati firmati solo accordi non vincolanti.

Cioè quelli che servono ad avviare nei prossimi giorni la 'due diligencè sui conti di Premium: tanto è bastato perchè in Borsa il Biscione passasse un'altra giornata molto positiva, chiudendo in crescita del 3% nonostante la pubblicità fatichi a ripartire. Nel primo trimestre dell'anno la raccolta pubblicitaria di Publitalia è infatti scesa dell'1% rispetto allo stesso periodo 2013 anche se «nel totale dei primi 4 mesi ci stiamo avvicinando al pareggio», afferma il numero uno del comparto Giuliano Adreani, spiegando che «aprile è andato benissimo nella prima parte, mentre nella seconda stiamo un pò soffrendo».

Con stime per l'intero 2014 che rimangono comunque lievemente positive. «Da italiano tifo per questo governo, ma servono azioni che stimolino l'economia e i consumi nel più breve tempo possibile», aggiunge il vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, sapendo che l'azienda vive di raccolta pubblicitaria e quindi di «crescita e di consumi».

E poco prima il presidente Fedele Confalonieri chiariva agli azionisti che «è fragile il nostro utile proprio come è fragile la ripresa italiana». Ma per il presidente del Biscione è un altro il vero obiettivo: «i colossi multimediali, gli operatori di Internet» che producono ricchezza in Italia, ma poi «la si porta altrove e non si pagano le tasse: a noi questa sembra una forma di neocolonialismo». Il riferimento è a «Google, Facebook e Amazon» e le finalità della web tax «erano giuste: colpire forme moderne ma non per questo meno odiose di evasione. Alla fine, detto in modo brutale, o noi o loro», conclude Confalonieri.

Ma tutti guardano sempre alla pay tv, sulla quale c'è l'interesse almeno di Canal plus e di Al Jazeera, che certo non vanno d'accordo: aprire loro i libri dei conti di Mediaset Premium, per quanto «non in vendita», prima della soluzione del dossier spagnolo, che comunque entro fine giugno dovrebbe trovare una soluzione, non è contradditorio. In Spagna si attende infatti che Prisa abbassi il prezzo sul 56% di Digital plus e quindi si possa procedere con Telefonica nel controllo della prima televisione a pagamento del Paese, mentre in Italia potrebbe aprirsi un'asta tra concorrenti.

E il prezzo totale, dal quale magari definire quello di una quota, non sarebbe piccolo. «Per noi il valore di Premium non solo è vicino, ma è superiore alle valutazioni più ampie» fatte dagli analisti (con le maggiori che raggiungono gli 800 milioni) spiega Pier Silvio Berlusconi. Che, con conferma anche dai segnali esteriori, sta chiaramente prendendo in mano l'azienda: per la prima volta ha monopolizzato la conferenza stampa di fine assemblea, con Fedele Confalonieri vicino e silenzioso.


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