Medici di famiglia: poco tempo per i pazienti, ma la colpa non e' del computer

Creato il 20 agosto 2013 da Afrodite
Mi ha colpito la notizia esplosa alla vigilia di Ferragosto di un medico di base licenziato dall'Asl perché si rifiutava di usare il computer in studio (http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/fino-mornasco-due-mesi-di-attesa-per-dare-il-pc-al-medico-ribelle_1020371_11/).
Il medico, Mario Tagliabue di Fino Mornasco (Co), ha poi accettato di seguire le procedure imposte dall'Azienda sanitaria e il suo allontanamento è così rientrato.
Secondo un'indagine della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) le nuove tecnologie stenterebbero a farsi largo tra i medici di famiglia a causa dell'età media abbastanza elevata: i dottori con età inferiore ai 50 anni sono infatti solo il 10%.
Ma non sembra questo il caso del medico "ribelle". Il dottor Tagliabue, che ha 58 anni, in realtà sostiene di cavarsela piuttosto bene con le tecnologie che ritiene utili sia per la raccolta dei dati relativi al paziente sia per la formulazione delle diagnosi.
Quello che proprio non riesce a mandar giù, ma d'ora in poi dovrà comunque ingoiare il rospo, è che in studio, tra lui e i pazienti, si frapponga uno strumento che a suo parere rende il lavoro del medico troppo simile a quello di un impiegato.
L'argomento è complesso.
La tecnologia ha comportato e comporterà sempre più enormi progressi a vantaggio dei pazienti: basti pensare ai passi avanti compiuti in ogni settore riguardo ai metodi diagnostici e alle terapie, quest'ultime sempre meno invasive proprio grazie a nuovi strumenti di intervento e di cura.
C'è poi tutto l'aspetto burocratico, dalle cartelle cliniche alla gestione informatizzata dei farmaci, che risulterebbe meno dispendioso e più efficace utilizzando procedure digitali (cosa che in parte già avviene).
E' altrettanto vero, però, che la medicina non è e non può essere una scienza che possa prescindere dal fatto che il proprio "oggetto" è una persona umana.
Non so quanti conoscono per esempio la "Carta di Firenze" (http://sif.unito.it/dei_onlus/carta_firenze_dei-onlus.pdf), nata otto anni fa proprio per garantire l'instaurarsi di quel rapporto di fiducia tra medico e paziente che è presupposto indispensabile per ogni percorso di guarigione.
"Il tempo dedicato all'informazione, alla comunicazione e alla relazione è tempo di cura": questo si legge nella Carta e questo andrebbe scritto a caratteri cubitali in ogni studio medico e in ogni reparto ospedaliero.
Concludendo: dubito, e non me ne voglia il dottor Tagliabue a cui va comunque la mia stima per aver sollevato la questione, che all'origine del problema ci sia l'uso del computer.
Da anni si parla per esempio, di realizzare studi associati tra medici che potrebbero in questo modo risparmiare sulle spese fisse e garantire una copertura assistenziale maggiore e migliore sul territorio; ma ad oggi si è visto poco o nulla.
Troppo facile prendersela con una macchina.
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