A metà del XV secolo la famiglia dei Medici si è fatta potente con la forza e sotto la protezione del suo signore si innalzerà l’arte dei grandi artisti Botticelli, Leonardo e Michelangelo a vette altissime. Ma tanta gloria porta anche nemici e nel 1446 la famiglia Medici è in pericolo, si teme un colpo di stato da parte di famiglie rivali, Piero de Medici sta per tornare a Firenze scortato dai due figli Lorenzo e Giuliano, suoi eredi. In testa al corteo Lorenzo, il capofamiglia. L’obiettivo dell’agguato è Piero ma, Lorenzo con uno stratagemma salverà il padre. In seguito radunerà un pugno di armati pronti a difendere l’impero creato dal nonno Cosimo I°.
Ma sono anche anni difficle, muore Piero e Lorenzo appena ventenne, accetta la cura della città e dello stato. Diventa l’uomo più importante della città, l’intera Firenze è nelle sue mani. E’ astuto e intelligente, sa che deve consolidare la politica del nonno e del padre, sa che il popolo può aver voce in capitolo e sa che deve aumentare il suo potere. E’ un fine diplomatico ed un accorto politico. Adotta un sistema di lealtà simile a quello mafioso, il governo è distante mentre l’uomo che esercita il potere è la realtà, è il trionfio del clientelismo che favorisce gli amici degli amici e i seguaci. Lorenzo è una sorta di ditattore. Vuole inviare al mondo un messaggio chiaro: ho il potere e i soldi!
E’ stato educato a diventare un erudito, ha ricevuto un’educazione umanistica. Nei suoi salotti rende possibile lo sviluppo del libero pensiero, agevole l’arte e la cultura. In un mondo governato dal pensiero religioso, Lorenzo crede fortemente nella libertà: Quant’è bella giovinezza. che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non c’è certezza. Gli piace divertirsi, ha carisma, è l’anima della città.
Mentre il mondo di Lorenzo fiorisce qualcuno lotta per distruggerlo. Il controllo del territorio è minacciato dai Pazzi, la seconda famiglia più ricca di Firenze, sono banchieri e nobili. Lorenzo li ha emarginati e tenuti lontani dalla politica. Decidono di tornare al potere eliminando tutti i rivali medicei. Il giorno di Pasqua, nel Duomo, nel corso della messa, Giuliano viene pugnalato 19 volte, muore all’istante. Lorenzo, ferito si rifugia nella sagrestia. La congiura è fallita e la punizione sarà durissima. Tutti i traditori vengono annientati.
Lorenzo è sconvolto dal dolore e entra in conflitto con il Papa che lo scomunica. Parte per Napoli in cerca di alleati. Stipula un accordo con Ferdinando. Firenze è libera e Lorenzo viene acclamato come il Magnifico.
Nella bottega del Verrocchio individua un giovane artista, Leonardo da Vinci, che si distinguerà su tutti, il suo talento è impossibile da ignorare. Leonardo si fa notare ma, Botticelli non sta a guardare e ispirato dall’arte classica dipinge la “Nascita di Venere”, una celebrazione dell’amore come forza della natura, una matrice pagana che viene celebrata per la glorificazione del corpo fisico.
Ma la libertà di pensiero che Lorenzo ha portato a Firenze fa paura ad un monaco domenicano, Savonarola, che si convince che la città sia in pericolo. Fanatico moralista, si schiera contro qualsiasi arte visiva che non fosse di carattere religioso, ossessionato dal fervore mistico indirizza il suo odio contro la società corrotta del tempo e in particolar modo contro Lorenzo, il perno di tutti i peccati.
1487 muore a 34 anni l’amata Clarice e Lorenzo sconvolto dal dolore incanala le sue energie nell’arte, istituendo la prima scuola a disposizione di tutti i nascenti talenti. E’ qui che incontra l’allora 13enne Michelangelo e lo mette subito sotto la sua protezione consentendogli di crescere assieme ai suoi figli. Un rapporto che crebbe giorno dopo giorno, una relazione molto intima tra mecenate e artista.
Il moralismo di Savonaro
All’età di 43 anni, muore temendo l’inferno. Savonarola coglie la sua occasione e al grido di “pentiti Firenze finché sei in tempo” da inizio ad un’era di integralismo. Tutti i simboli dell’esuberante mondo di Lorenzo diventano cenere nel famoso Falò della vanità e Firenze guidata dal fanatismo estremo diventa l’immagine dell’inferno in terra.