Medioevo prossimo venturo

Creato il 10 gennaio 2012 da Eloisa @EloisaMassola

"Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli" (sic!)

Non è pensabile che una nazione si spopoli senza che alle nazioni vicine venga in mente di ripopolarla. Se in Italia il numero di figli per donna è 1,32, molto sotto la soglia di sostituzione che è poi la soglia dell'estinzione prossima ventura, [...] ci vorrebbe un'atomica al giorno per impedire gli arrivi dalla Siria, dalla Libia, dove i figli per donna sono più di tre.
E poi le avete viste le piramidi demografiche, quelle rappresentazioni che mostrano la popolazione suddivisa in fasce di età? Non bisogna essere ingegneri o appassionati di faraoni per sapere che le piramidi, se ci tengono a stare in piedi, devono avere base larga e punta stretta. Disgraziatamente la piramide demografica italiana è stretta alla base (pochi giovani), gonfia in mezzo (tantissimi quarantenni) e piuttosto larga in alto (molti vecchi). Più che una piramide sembra una trottola e le trottole, si sa, dopo qualche giro cadono. Per non far cascare a terra il trottolone italiano bisogna dargli un appoggio e i puntelli possibili sono soltanto due: nuova immigrazione e nuova prolificazione.
Il primo non me lo auguro: mi capita sempre più spesso di trovarmi circondato da stranieri [...] e mi sembra di vivere in un incubo. Preferisco il secondo puntello però bisogna convincere gli italiani a riaccettare il duro lavoro di madri e di padri.
Come? Convertendoli all'islam? Non serve: il paese più prolifico del pianeta è il maomettano Niger (7,68 figli per donna) ma subito dopo, nella classifica della fecondità, si trova la cristiana Uganda. [...] Se non è la religione, se non è l'ideologia, qual è il vero fattore fertilizzante?
Io lo so ma l'ho tenuto per la fine dell'articolo perché non avevo fretta di farmi linciare. Ebbene, gli studi più recenti denunciano lo stretto legame tra scolarizzazione femminile e declino demografico. La Harvard Kennedy School of Government ha messo nero su bianco che "le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze". [...]
Il vero fattore fertilizzante è, quindi, la bassa scolarizzazione e se vogliamo riaprire qualche raparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà.

Lo stralcio che ho riportato è tratto da un articolo di Camillo Langone pubblicato su "Libero" il 30 novembre 2011. Già all'epoca della sua pubblicazione l'avevo trovato aberrante; i fatti accaduti in Italia nelle settimane successive ( in primis la strage xenofoba compiuta da Gianluca Casseri e le riforme affamanti - solo per alcune categorie sociali - del governo Monti) mi hanno infine convinta (casomai ce ne fosse bisogno) di quanto questo articolo sia lo specchio della nostra società martoriata e di quel malcostume (un po' fascista) di cui noi italiani non siamo in grado di liberarci.

Sorvolate sulla forma grezza dell'articolo di Langone, sorvolate sulla vistosa mancanza di punteggiatura e leggetelo tutto, magari turandovi il naso, come ho fatto io. E poi guardate il video che vi propongo e che riporto qui sotto...

La sequenza è tratta da La Papessa, di Sönke Wortmann, uscito in Italia nel 2010 e interpretato dalla bravissima Johanna Wokalek. La pellicola, ispirata al bestseller omonimo di Donna Woolfolk Cross, racconta la vicenda leggendaria di Giovanna, che si finse uomo per tutto il corso della sua vita e che riuscì in questo modo a farsi eleggere papa.
Se la vicenda si ispira a una figura mitica, è pur vero, tuttavia, che ben tratteggia (tanto nelle pagine della Woolfolk Cross quanto nelle immagini di Wortmann) il clima misogino che ha accompagnato la storia umana in Occidente fino ad un passato che, per quanto recente, erroneamente credevamo di esserci lasciati alle spalle.
Dico "erroneamente" perché, leggendo le parole di Langoni (becere e supponenti, ma pubblicate su un giornale di tiratura nazionale), si comprende bene quanto il passato sia in verità presente e il Medioevo [1] proprio lì - appena fuori dalla nostra porta.

Affermare che le donne facciano pochi figli perché istruite (come se la loro unica funzione fosse quella di sfornare cuccioli umani) e invocare la chiusura delle facoltà universitarie per risollevare le sorti di un Paese in piena crisi economica e demografica è non solo offensivo per il genere femminile, ma pericoloso per la società tutta.
Sorvoliamo (su quanti particolari occorre sorvolare, per digerire l'articolo di Langoni?) sul fatto che la ricerca della Harvard Kennedy School of Government parli di nubilato e non di sterilità (evidentemente l'illuminato giornalista di "Libero" non riesce a digerire che una donna possa procreare anche se non unita ad un uomo attraverso il sacro vincolo del matrimonio [2]) e concentriamoci sulla violenza proposta dalle parole pubblicate lo scorso novembre sul quotidiano di Maurizio Belpietro. Essa si configura sia nell'odio cieco verso extracomunitari e stranieri (poteva forse la penna sagace di Longoni non toccare il tema della zenofobia, seppure en passant?) sia nella negazione della realtà e della dignità umana femminile.
Longoni, infatti, non viene affatto sfiorato dal sospetto che le donne italiane facciano meno figli rispetto al passato perché vessate da condizioni economiche e lavorative vergognose - e che siano proprio la loro "competenza" e "istruzione" a permettere loro di evitare il fardello di un figlio che, dopo essere stato messo al mondo, deve (o, meglio, dovrebbe) anche essere allevato nel migliore dei modi, allo scopo di garantire al piccolo un futuro e una vita che valgano la pena di essere vissuti.
In Nigeria, la mortalità infantile è altissima e, dei bambini messi al mondo dalle tanto prolifiche e "fertilizzate" madri nigeriane, ben pochi riescono a raggiungere il quinto anno di età (secondo "Save the Children" quasi metà della mortalità infantile si concentra nell'Africa subsahariana (49%) e nell'Asia meridionale (33%) e i cinque Paesi più colpiti da questo flagello sono: India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Cina).
In Paesi in cui le possibilità di controllare le nascite sono pressoché nulle, le madri "fertilizzate" dall'ignoranza e dalla miseria sono costrette a veder morire di fame, sete e malattia i loro bambini - questo Longoni forse l'ha dimenticato.
Ben vengano, dunque, l'istruzione e la consapevolezza (meravigliosa parola, che evidentemente manca nel vocabolario destrorso) delle donne riguardo al loro corpo e alla maternità - che dovrebbe sempre essere una scelta serena e non un'ineluttabile fatalità.
Non c'è da sorprendersi che in un'Italia tanto miserevole, in cui il lavoro fisso è un'utopia (i neonati mangiano tutti i mesi, non soltanto in quelli in cui la madre riesce a percepire due lire di stipendio come interinale o come Co.co.Pro.) e in cui le donne sono vessate da precariato, disoccupazione, mancato riconoscimento della pesantezza del lavoro da esse svolto su più fronti e servizi sociali inesistenti o costosissimi scelgano, con perspicacia (venata da una certa tristezza, non lo nego), di non mettere al mondo figli...
Non dico che ci sia, rebus sic stantibus, di che essere fieri. Dico, molto più semplicemente, che presentare le donne italiane "non fertilizzate" come una manica di intellettualoidi snob - ragazzine viziate più interessate allo shopping e ai romanzi di Virginia Woolf che ai piaceri della maternità - sia un'imperdonabile offesa a tutte le madri e le donne di questo vasto e difficile mondo.

Note
[1] Mi rendo conto di aver utilizzato in modo ingiusto e inappropriato il termine "Medioevo": quest'ultimo, infatti, è stato un periodo storico geniale, coloratissimo e affascinante sotto molteplici punti di vista. Noi, oggi, siamo rimasti incagliati fra i suoi più oscurantisti aspetti negativi - rigettandone qualsivoglia aspetto po(i)etico...
[2] Del resto, che altro ci si potrebbe aspettare dall'autore di Manifesto della destra divina e La vera religione spiegata alle ragazze?


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