Outer Banks, North Carolina
"Meditation is not to escape from society, but to come back to ourselves and see what is going on. Once there is seeing, there must be acting. With mindfulness, we know what to do and what not to do to help." - Thich Nhat Hanh
Noi a mare si va in autunno. Almeno da quando abitiamo negli Stati Uniti.
Avendo impiegato tutte le ferie estive per girare gli States sulla costa occidentale, pur passando per la solare California (e avendo fatto anche l'esperienza della Florida mesi prima), le nostre puntate a mare non sono state l'oggetto principale della nostra attenzione.
Lontani i tempi nell'amata Sicilia, dove sono nata e cresciuta tutt'uno col mare: qui in America è tutto più grande, comprese le acque. Qui c'è nientemeno che l'oceano e ancora non abbiamo familiarizzato più di tanto, io e lui. Il profumo però è quello che ricordo, lo stesso del mio Mediterraneo, salato e liberatorio.
Questa volta abbiamo guidato cinque ore per visitare le Outer Banks, chilometri di sabbia (poco più di una striscia) che disegnano la costa della North Carolina. Sulla via del ritorno, ci siamo fermati anche a Virginia Beach, decisamente più trendy, se paragonata a quanto visto nella Carolina del Nord.
Toccata e fuga, insomma, ma abbiamo goduto del sole del sabato sulla spiaggia di Kitty Hawk (dove speravo di vedere i delfini ma quel giorno dovevano essere tutti in sciopero!) e la domenica abbiamo fatto il bagno, sì, di pioggia però.
Il nostro bagno in piena regola (con il solo piccolo dettaglio che eravamo vestiti e quindi il primo gabinetto pubblico a portata di mano è diventato il nostro spogliatoio improvvisato) avveniva in quel di Kill Devil Hills (mai nome di città fu più portatore di sfiga): la ridente cittadina è stata infatti protagonista di un evento storico per cui le Outer Banks vengono oggi ricordate. Stiamo parlando nientemeno che del primo volo in aeroplano della storia e di quei geniacci dei fratelli Wright.
Sulla pianura in cui i due fratelli fecero i loro esperimenti, fino ad arrivare a compiere un volo di ben 59 secondi, oggi ci sono un museo, le pietre miliari dei loro progressivi record (prima di arrivare al fatidico quasi-minuto) e, su una collina che sovrasta l'intera pianura, un monumento che io definisco "all'americana". Cioè grosso, fallico e spartano.
Per il resto, le città lungo le Outer Banks non ci sono. Davvero, non esistono. Ho provato a sforzarmi per identificarne una ma quello che si presenta agli occhi è, per l'appunto, una striscia lunghissima di strada contrassegnata da pietre miliari (quelle vere, per capire a che miglio sei), con case allineate una dopo l'altra e ogni tanto spiazzali con ristoranti e negozi (in stile americano, ovviamente).
Ma c'è qualcosa che rende speciali le Outer Banks, o almeno le ha rese speciali per me.
Se si cerca un posto dove l'obiettivo principale è rilassarsi in riva all'oceano, lontano dalla movida cittadina, ammirando casette di legno una dietro l'altra a ridosso della spiaggia (molte su palafitte, in modo da vedere l'oceano), questo è il luogo perfetto.
Per me lo è stato in spiaggia, meditando accanto a mio marito con il suono dell'oceano in sottofondo, al tramonto. E sono stati delfini, mare nostrum, famiglia, onde interiori e creatività, in volo come fosse la prima volta.