Presi dai problemini nostrani, sotto montagne di fetida monnezza, tra case e nipotine, sentiamo solo di sfuggita le grosse grane che stanno capitando ai vari zii che invece ci sono molto, molto vicini. Ragazzi, il Mediterraneo al completo è in fermento come non lo è stato da decenni, mai in maniera così corale ed epidemica. Stiamo sottovalutando un fenomeno che potrebbe produrre effetti assolutamente dirompenti in qualunque direzione si evolva, cosa ancora imprevedibile. I media nostrani, diciamocela tutta, non hanno tempo, spazio e voglia di raccontarci queste cose, sono presi da altro; intanto, praticamente ai nostri confini milioni di persone sono in strada, a far sentire che esistono e che non accettano quello che li circonda, qualcuno anche a morire. Il virus si è esteso, dalla Tunisia all'Algeria, di cui non si parla, ma dove si muore, al Marocco dove brontola sotterraneo, è passato quindi virulento in Egitto e poi nello Yemen. In Giordania c'è gente per le strade, nei Territori Hamas e ANP si scannano, così come a Beirut, per non parlare dell'Albania.
Tutti accomunati dalle stesse problematiche. Paesi dove sotto una finta democrazia di facciata, regimi semi totalitari, hanno avuto una pax imposta per legge a soffocare ogni dissenso, che ora complice la crisi economica è rapidamente arrivata ad un punto di rottura. E' sempre stato così, quando la corda è troppo tesa, prima o poi si strappa e qui lo strappo è una vera e propria deflagrazione. Qui vediamo solo qualche spezzone qua e là, preso tra quelli che fanno più spettacolo, violenze, morti e saccheggi. Dove non ci sono le nostre beghe da pollaio, i fatti sono coperti in modo più serio. Da Al Jazeera e da altre televisioni che coprono i fatti, i servizi mostrano una situazione di proteste più o meno pacifiche con gente comune che soltanto non ne può più di governanti ladri e corrotti, con frange violente molto circoscritte. Ancora una volta il vero flusso sanguigno di questo movimento è la rete, di cui nessuno riesce davvero a fermare la penetrazione capillare e a cui non si può più nascondere nulla. Un mezzo che terrorizza dittatori e camarille locali che cercano in tutti i modi di bloccare il vero e unico spazio di libertà che il mondo abbia creato.
Gli osservatori competenti dicono che per ora il fanatismo religioso non è presente in maniera attiva, però io non mi farei illusioni, povertà e repressione sono l'humus ideale per questo tipo di estremismo e guardando i video, cominciano a comparire le barbe che arringano alla folla. Il nostro mondo ha coccolato e sostenuto i regimi locali ritenendoli buoni per contenere questo problema, fregandosene se erano composti da ladri e grassatori corrotti, troppa fatica tentare di accompagnare questi paesi verso un futuro realmente democratico. Il totale fallimento dell'operazione Saddam ne è stato l'esempio più lampante. Però niente è gratis e la storia presenta il conto prima o poi. Le rivoluzioni anche se non generano nuovi regimi (magari teocratici come in Iran) hanno inevitabilmente un periodo più o meno lungo di semianarchia, in cui le persone (in questo caso decine di milioni) disperate cercano di andarsene e di raggiungere qualche paese vicino, più tranquillo e più ricco. Sbarrare loro la strada con le tonnellate di rifiuti potrebbe essere l'unica opzione praticabile che ci rimane.
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