E' un film coraggioso "Meek's cutoff", senza dubbio. E' in concorso alla Mostra di Venezia ed è portabandiera di un certo cinema indipendente americano. La regista, Kelly Reichardt, fa varie scommesse e non sceglie le vie più facili per arrivare al cuore dello spettatore. Siamo nel "selvaggio" west con tre famiglie di pionieri alle prese con un durissimo viaggio. La scelta della Reichardt è di far sentire l'asprezza e la difficoltà di quella condizione e di quel momento storico allo spettatore. Tutto questo si traduce, a livello estetico, in un film che si vuole realista: poco accompagnamento musicale, dialoghi praticamente inesistenti (e in effetti chi avrebbe la forza di parlare nelle stesse condizioni vissute dai protagonisti....), quasi nullo l'uso di luci per le notturne. La cineasta americana confeziona una serie di "quadri" dell'epoca: le immagini sono abilmente costruite come, appunto, dipinti di quell'era. Il ritmo è lento, la narrazione, seppur basata su un soggetto molto semplice, è macchinosa. Mi ripeto: credo che l'intenzione della Reichardt fosse proprio quella di comunicare il veritiero stato dei fatti e il non romanzato stato d'animo dei personaggi. Il risultato è, a mio avviso, un film che sa troppo di "studiato" e forzato ed è innegabile che non arrivi facilmente allo spettatore.Insomma un plauso per il coraggio, ma il risultato è poco convincente.
E' un film coraggioso "Meek's cutoff", senza dubbio. E' in concorso alla Mostra di Venezia ed è portabandiera di un certo cinema indipendente americano. La regista, Kelly Reichardt, fa varie scommesse e non sceglie le vie più facili per arrivare al cuore dello spettatore. Siamo nel "selvaggio" west con tre famiglie di pionieri alle prese con un durissimo viaggio. La scelta della Reichardt è di far sentire l'asprezza e la difficoltà di quella condizione e di quel momento storico allo spettatore. Tutto questo si traduce, a livello estetico, in un film che si vuole realista: poco accompagnamento musicale, dialoghi praticamente inesistenti (e in effetti chi avrebbe la forza di parlare nelle stesse condizioni vissute dai protagonisti....), quasi nullo l'uso di luci per le notturne. La cineasta americana confeziona una serie di "quadri" dell'epoca: le immagini sono abilmente costruite come, appunto, dipinti di quell'era. Il ritmo è lento, la narrazione, seppur basata su un soggetto molto semplice, è macchinosa. Mi ripeto: credo che l'intenzione della Reichardt fosse proprio quella di comunicare il veritiero stato dei fatti e il non romanzato stato d'animo dei personaggi. Il risultato è, a mio avviso, un film che sa troppo di "studiato" e forzato ed è innegabile che non arrivi facilmente allo spettatore.Insomma un plauso per il coraggio, ma il risultato è poco convincente.
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