Di fronte a queste problematiche la visione imprenditoriale della situazione vigente e di quali debbano essere le misure da adottare , risulta fondamentale per stimolare in primis il governo a prendere coscienza delle esigenze delle aziende nostrane. “Sia Monti che Passera hanno parlato di un’uscita dal tunnel: speriamo che nell’uscire non si spenga la luce”, queste le parole di Roberto Snaidero, Presidente di FederlegnoArredo. Sebbene ci siano le condizioni necessarie per farlo, “ bisogna essere uniti anche con i sindacati che devono capire che stiamo attraversando un periodo difficile”. Un periodo in cui “abbiamo bisogno anche dei giovani”. Frase che spesso a livello politico è più uno slogan demagogico che una presa di posizione concreta. Ma per quanto riguarda il mondo del management e dell’imprenditoria, dalle parole di Sandro De Poli, Presidente CEO di Ge Italia e Israele, risulta invece fondamentale l’importanza data all’investimento sulla formazione professionale della nuova generazione: “ Siamo collegati alle migliori facoltà di economia e commercio con programmi ben strutturati. Cerchiamo di identificare i migliori studenti da inserire nelle nostre proposte formative”. C’è voglia di cambiare, di rinnovarsi e “non c’è un vincolo a mettere la responsabilità nelle mani di gente giovane per valorizzarli”. L’investimento del capitale umano, insomma, è fondamentale nel mondo del management, che ritiene l’azienda il frutto di una collaborazione interna attiva, come dice Cerchiai, Presidente Autostrade per l’Italia: “ Ci deve essere la capacità di realizzare una collettività. Partendo dall’interesse legittimo dell’operaio, manager, imprenditore, si ha la costruzione di una realtà quasi fisica che è l’azienda”. Come in una squadra di calcio ben coesa, così un capitale umano sfruttato al meglio è ciò che determina “la capacità dell’innovazione e promozione di un prodotto”. Arcuri, Amministratore Delegato di Invitalia, detta invece la via sul piano della crescita “ che non è ancora stato affrontato dalle misure del governo”. “Le imprese che non comprendono la pluralità e il bisogno di essere più prospettiche, dalla crisi non escono”, infatti “dobbiamo iniziare a guardare alla domanda dell’impresa e dei cittadini e non più all’offerta, evitando di calare modelli di sviluppo pre-costituiti”.
Ma l’immagine più forte viene dettata da Snaidero che parte descrive il terremoto del ’66 in Friuli, quando vide la sua fabbrica distrutta dal sisma: “Mia madre gridò che era la fine del mondo. Mio padre è tornato a casa dal Canada e guardandoci in faccia, ci siamo chiesti cosa fare”. “Abbiamo dato la priorità alle fabbriche”, le case sarebbero state ricostruite in un secondo tempo. Inutile dire che “un anno dopo abbiamo inaugurato i metri quadri di fabbrica”. Pare quasi un monito degli imprenditori al governo, quello di partire dalle fabbriche, dal lavoro. Non basta soffermarsi sulla pressione fiscale per sistemare i conti. Senza aziende ben avviate l’economia non cresce, non si riprende dalle macerie del debito pubblico. Fuor di metafora, l’esperienza del Presidente di FederlegnoArredo, si addice a situazioni tutt’ora affini. Se allora funzionò in Friuli, perché anche oggi non investire in Emilia sulla ricostruzione delle fabbriche? Perché non aiutare chi aveva delle attività a ripartire? “ Ricostruire case- afferma Snaidero- non è sufficiente, se la gente poi non ha lavoro”.
Linda Tonarini