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Megabyte Punch – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi

Cover Megabyte Punch

PC TESTATO SU
PC

Genere: ,

Sviluppatore: Reptile Games

Produttore: Reptile Games

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 4

Data di uscita: 15/10/2013

VISITA LA SCHEDA DI Megabyte Punch

Pro-1Smash Bros. incontra Megaman, ed è subito amore Contro-1Tende a bruciarsi piuttosto in fretta

Pro-2Buona la campagna old-school, ottimo il multiplayer Contro-2Diversi margini di miglioramento

Pro-3Sistema di personalizzazione ben studiato Contro-3La prossima volta vogliamo anche l'online

Megabyte Punch è quel titolo che difficilmente ti aspetteresti su PC, le cui fondamenta si ergono su un genere e feature poco gettonate su questa piattaforma, almeno fino al boom del fenomeno indie. Il prodotto Reptile Games, da poco su Steam, è infatti un beat’em up a scorrimento orizzontale con una spiccata componente platform, che associa una breve ma intensa campagna in singolo, quasi una palestra per permettere al giocatore di accumulare esperienza e risorse, ad un comparto multigiocatore esclusivamente locale, ammiccando a diversi brand celebri per quanto concerne struttura e formula di gioco; un progetto intrigante insomma, che riesce ad emergere dalla massa grazie ad uno sviluppo accorto e ricco di personalità, seppur con qualche ruggine. Di seguito le nostre impressioni dopo diversi giorni passati a menare le mani…

<img class="aligncenter size-full wp-image-111728" alt="megabyte-punch-evidenza" src="http://immagini.z-giochi.com/2013/11/megabyte-punch-evidenza.jpg" width="638" height="249" />

MAI STATO PIU’ FELICE DI AVERE 64 BIT

A fronte di una trama di repertorio, a tutti gli effetti “facoltativa” (le poche finestre di dialogo si possono tranquillamente ignorare), Megabyte Punch offre un’esperienza in solitaria piuttosto tradizionale, adottando un sistema di progressione che ricorda quello dei vari Megaman, con sei stage dalla difficoltà crescente presidiati da altrettanti boss, ognuno con particolari caratteristiche e loot, per poi chiudere in bellezza con l’immancabile ed interminabile battaglia finale contro il capo supremo dei cattivi. Analogie con la pietra miliare Capcom possono essere rintracciate anche nel level design, articolato, quasi labirintico, costellato di bivi, trappole e checkpoint forzati contro orde di nemici. Il livello di difficoltà tuttavia non raggiunge mai picchi vertiginosi a causa dell’intelligenza artificiale blanda e talvolta incapace di interpretare la conformazione dell’arena all’infuori della nostra posizione (i suicidi sono frequenti), fattore che rende le prime sessioni una passeggiata nel parco, e francamente nemmeno quelle più avanzate salvo rare occasioni riescono ad impensierire un giocatore esperto. Un pizzico di sfida è comunque garantito dall’assenza di strumenti curativi e dai danni che si accumulano lungo le tre sezioni di uno stage, mentre le vite residue possono essere rimpinzate raccogliendo gruppi di 64 bit (piccolo tocco di classe considerata l’atmosfera cibernetica), adoperati anche come valuta fuori dai dungeon. Ad averci piacevolmente colpito è stata la struttura dei livelli, che nonostante ruoti intorno ad una manciata di elementi comuni, spesso riciclati, riesce a rinnovarsi di continuo introducendo nuove varianti e soluzioni, mantenendo al contempo il giusto equilibrio tra combattimenti e fasi puramente salterine, che assicurano continuità e rigiocabilità, merito di numerose aree segrete e contenuti extra da rintracciare in luoghi inarrivabili senza una buona dose di abilità o specifici power-up. E’ un peccato dunque che il tutto si possa completare in un massimo di 3-4 ore dato l’immenso potenziale mostrato ed il divertimento scaturito con poche idee ben realizzate.

Tastiera alla mano (o pad che sia), la sensazione è quella di essere alle prese con il primo Super Smash Bros, quello per Nintendo 64, almeno a giudicare dal battle system, snello, veloce e tutt’altro che pulito a livello di fair play, visto che i giocattolosi robot protagonisti non sembrano farsi tanti scrupoli quando si tratta di pestare a sangue (?) i loro coetanei. Per avere la meglio sull’avversario non sarà però necessario svuotare una barra vita, ma “accompagnarlo cordialmente” in un altro piano di gioco, incrementando a suon di legnate il suo dannometro (erano anni che non usavo questo vocabolo, NdR) fino a scaraventarlo fuori dallo schermo, come nel titolo del maestro Sakurai. L’arsenale di ogni Megac comprende un set predefinito di tecniche corpo a corpo, eseguibili tramite la comoda combinazione del tasto adibito più la croce direzionale o lo stick, sia a terra che a mezz’aria, tra scariche di pugni, montanti e calci, a cui abbinare un discreto assortimento di skill ottenute tramite i componenti equipaggiati. A tal proposito, è bene spendere qualche riga a proposito della customizzazione dell’avatar, non particolarmente elaborata ma dalle molteplici applicazioni: esistono dozzine di parti diverse per testa, torso, bacino, spalle ed arti, ognuna con peculiari proprietà ed interscambiabili a piacimento una volta acquistate o raccolte dai nemici abbattuti. Possiamo distinguerle in due categorie: attive, assegnabili ad uno dei quattro slot disponibili (in pratica la sequenza da premere per attivarle, come per gli attacchi standard), che spaziano da armi a lungo raggio, come blaster, mitragliatrici e lanciagranate, a mosse CQC più o meno ortodosse ma decisamente efficaci, fino a boost ausiliari per riprendersi da un volo troppo distante o la possibilità di evocare CPU alleate; l’altra categoria è costituita dalle abilità passive, cumulabili e fondamentali per adattare le specifiche del Megac in base al proprio stile di gioco, potendo incrementare potenza e velocità dei colpi, resistenza ai danni e dello scudo, agilità, numero di salti consecutivi ed altro ancora. Nel complesso le opzioni non sono moltissime, ma una volta che si inizia a smanettare con i menù e a prendere confidenza con le sinergie tra i singoli pezzi, ottimizzare il robot a seconda delle necessità si trasforma in una pratica alquanto stimolante, così come la ricerca di migliorie sempre più esotiche e devastanti.

Il sistema di controllo è immediato, accessibile ed insospettabilmente tecnico, predict e juggle faranno la felicità dei giocatori a cui piace tenere l’avversario sotto scacco, mentre l’interfaccia in tempo reale si presenta funzionale ed essenziale nell’aspetto, sebbene risulti a tratti poco leggibile, specie l’inventario (forse a causa dello stile pixelloso). La risposta ai comandi è reattiva indipendentemente se si preferisce adoperare un pad rispetto alla tastiera, tuttavia in termini di precisione quest’ultima non sembra riuscire a reggere il confronto quando lo scontro si sposta a mezz’aria ed i movimenti richiesti si fanno millimetrici; in mancanza di altro svolge comunque il suo lavoro egregiamente.

BOTTE DA ORBI COME AI VECCHI TEMPI

Come accennato in apertura, il multiplayer riveste un ruolo chiave in Megabyte Punch, per quanto solo in locale; un massimo di quattro giocatori che si raduna intorno ad uno schermo è uno spettacolo inusuale di questi tempi, ma chi ricorda con nostalgia l’era ormai perduta delle partite senza impegno in split screen non potrà non gioire di fronte all’impostazione retrò del titolo Reptile Games (possessori di Wii a parte). Intendiamoci, una componente online avrebbe elevato non poco l’appeal del gioco, la sua mancanza si sente, anzi per le rimpatriate di gruppo su Skype sarebbe potuta diventare facilmente una killer app, ma non disperiamo, possiamo sempre aspettarci una futura implementazione. Tutte le modalità disponibili sono aperte a più utenti, permettendo di affrontare l’intera campagna in cooperativa (ideale per velocizzare l’esplorazione, sebbene la visuale ridotta renda gli spostamenti a tratti difficoltosi), stabilire il migliore nel classico torneo ad incontri, ma soprattutto darsi battaglia e fare casino con il ben più spassoso free-for-all di Versus. Partendo da una lobby interattiva, in cui i giocatori possono muoversi liberamente e selezionare l’equipaggiamento per il match (ahinoi, uno alla volta), si sceglie l’arena e via di mazzate, nessuna regola, nessun timer o condizione particolare, l’ultimo a sopravvivere vince… Perfetto, brillante, esilarante, difficile chiedere di più, martellare il pad mentre si lanciano insulti al vicino di divano spammone non ha prezzo, si sghignazza e ci si esalta ad ogni knock out, piovono bestemmie quando si cannano salti o attacchi cruciali, si avverte quel calore che su PC raramente abbiamo avuto modo di provare, per non dire mai. Certo, siamo lontani dall’avere termini di paragone con l’esperienza fornita da un Melee o Brawl a caso, manca quella varietà e quel carisma che avrebbero potuto rendere Megabyte Punch un appuntamento irrinunciabile, inoltre allo stato attuale emergono alcuni problemi tipici di un gameplay ancora acerbo, come un bilanciamento del battle system migliorabile ed una concezione degli stage inadatta ad ospitare quattro Megac contemporaneamente (soprattutto se armati di mine), risolvibili tramite patch, e l’aggiunta di feature (magari un bell’editor), nulla di grave. C’è sicuramente molto su cui lavorare, ma il quadro generale promette bene.

Dal punto di vista tecnico, il motore grafico in cel-shading sfoggia uno stile pixelloso, ultra-colorato e pulito, leggero per le prestazioni e fluido nella maggior parte dei casi, seppur non eccessivamente dettagliato. Nonostante la presentazione minimale, il team di sviluppo si è prodigato nella realizzazione di una fisica convincente ed effetti speciali semplici ma d’impatto, che rendono ogni stage molto godibile dal punto di vista estetico; degne di nota anche le location, che propongono setting ricorrenti nel settore (deserti, foreste, caverne ghiacciate, Super Mario insegna) in chiave “computerizzata”, dando l’impressione di trovarsi all’interno di una realtà virtuale, enfasi accentuata dalla colonna sonora elettronica funzionale e poco altro. Chiassosi al punto giusto gli effetti sonori, far detonare un missile e veder tremare la terra circostante è pura goduria.

<img src="http://img.youtube.com/vi/H-7IFAiQX_8/0.jpg" alt="Immagine anteprima YouTube" />

IN CONCLUSIONE
Da piccole ed audace operazione nostalgia, Megabyte Punch ha il potenziale per sfondare nel panorama indie. Certo, sono numerosi gli spigoli da smussare, gli stessi che allo stato attuale gli precludono le soglie dell'eccellenza, ma con i dovuti accorgimenti siamo convinti che il titolo Reptile Games possa riuscire ad imporsi sugli amanti dei picchiaduro atipici, oltre che ad offrire una degna soluzione a quei giocatori smaniosi di un party game divertente e duraturo da giocare con i propri amici in chiamata. Per ora abbiamo solo un frammento, un piccolo assaggio di ciò che il brand può e potrebbe offrire, ideale se avete spesso gente per casa o la vostra cartuccia di Smash Bros. è andata in panne dopo anni di usura; tuttavia, ad un prezzo non esattamente esaltante se si considera la discutibile mole di contenuti, sviluppati con passione e perizia invero, ma non ancora sufficienti per garantirne l'acquisto ad occhi chiusi, a meno che la vostra mente non sia inchiodata ad un paio di generazioni addietro (come il sottoscritto)... ZVOTO 7.5
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