In età romana si indicava come Magna Grecia quel territorio, ad eccezione della Sicilia, interessato alla colonizzazione greca. In questo territorio i Romani includevano anche la Campania nel senso antico del termine, cioè l'attuale parte settentrionale della regione con le città greche di Cuma, Napoli e Dicearchia.
All'arrivo dei Greci, l'Italia meridionale è abitata da popolazioni indigene, il cui assestamento sociale si fa risalire al periodo compreso tra la fine dell'Età del Bronzo (II millennio a.C.) e l'Età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.). In particolare la Campania era abitata dagli Opici, gli Enotri occupano il Metapontino e il versante tirrenico dove, in seguito, saranno fondate Poseidonia e Velia, i Choni abitano la Siritide e la Crotoniatide, i Siculi il Locrese e - con i Morgeti - la Sicilia orientale, gli Elimi la Sicilia nordoccidentale, i Sicani la Sicilia centrale e sudoccidentale. L'attuale Puglia, invece, antica Apulia, era occupata da popolazioni di origine illirica: gli Japigi. I Dauni abitavano, invece, il nord della regione, i Peucetii quella centrale e i Messapi la parte più meridionale che corrisponde all'attuale Salento.
Metaponto
I Greci che solcano le acque del Mediterraneo alla ricerca di luoghi dove insediarsi, provengono dalla Grecia continentale, dalle isole dell'Egeo e dalle coste dell'Asia Minore. Si tratta, all'inizio, di installazioni dal prevalente carattere commerciale, dapprincipio abitate in prevalenza da un ceto mercantile. Le più antiche fondazioni greche - Pitecusa (l'attuale Ischia) e Cuma - sono realizzate lungo la rotta verso l'Etruria e la Sardegna. Gli studiosi chiamano questa prima fase di contatti commerciali "precolonizzazione".I Greci effettuano una navigazione di cabotaggio, che li porta fino alle coste dell'Etruria meridionale. Questo è documentato da diversi reperti lungo le coste del Salento, a Otranto, sulle coste orientali della Sicilia e della Campania. E' soprattutto la ceramica greca a marcare la presenza dei primi mercanti sulle coste del sud Italia.
Antefissa raffigurante donna antica tarantina con il
tarantinidion, il tipico velo di bisso (IV secolo a.C.)
I Greci, per indicare queste nuove comunità di cittadini sorte in una terra altra dalla Grecia, utilizzano invece il termine apoikìa (dal verbo apikìzo, che indica l'atte del separarsi). Alle comunità di cittadini che si stanziano in un determinato territorio, spesso si aggiungono cittadini di altre città. Pitecusa, per esempio, fondata da Calcidesi ed Eretriesi oppure Cuma, alla cui fondazione parteciparono Calcidesi e Cumani dell'Eolia.
Uno dei capitelli di una colonna del tempio di Metaponto
Tranne che per casi isolati, l'impatto dei nuovi arrivati con le comunità indigene fu senz'altro piuttosto violento. Questo approccio rude è testimoniato sia nei racconti di fondazione di alcuni centri dell'Italia meridionale sia dai ritrovamenti archeologici, come i resti di capanne sicule distrutte ad Ortigia e i resti delle capanne enotrie ugualmente distrutte a Metaponto.Una delle prime colonie greche in territorio italico fu sicuramente Cuma, fondata intorno al 750 a.C., la prima a poter essere chiamata a buon diritto polis. I suoi fondatori vengono essenzialmente dall'Eubea, dove esiste una grande città che si chiama Kyme. Eloquente documento della partecipazione di Cumani d'Asia alla colonizzazione dei Campi Flegrei è sicuramente il prestigio attribuito al culto oracolare di Apollo, amministrato da una Sibilla, che aveva legami con l'Anatolia.