Nel 1993, poco dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Federazione Russa sottoscrissero un accordo di non-proliferazione particolare, l’HEU-Highly Enriched Uranium, dove i russi si impegnavano a smantellare migliaia di testate nucleari e convertire l’uranio, in esse contenuto, in combustibile per le centrali nucleari americane, destinandolo così alla produzione di energia elettrica ad uso civile. Di questo accordo si parla raramente, ma fu un enorme successo, tant’è vero che ancora oggi quasi il 10% dell’energia elettrica degli Usa è generato da materiale nucleare preso dalle punte dei missili russi. Pensate: una lampadina yankee su dieci, i Wal-Mart e gli stadi da baseball sono illuminati da materiale fissile inizialmente destinato a tutt’altri scopi! A ben vedere è un trionfo della razionalità umana, della pace e della scienza che deve migliorare le condizioni di vita dell’umanità. Recentemente poi, la U.S National Nuclear Security Administration (NNSA), che controlla lo stato dello smantellamento delle armi russe a nome del governo degli Stati Uniti, ha annunciato il raggiungimento di un risultato storico: circa 400 tonnellate di uranio arricchito russo – l’equivalente di circa 16.000 armi nucleari – sono state convertite in uranio necessario ai reattori. Come ha dichiarato William Potter, direttore al James Martin Center for Nonproliferation Studies, “questo è uno dei programmi più innovativi e di successo per quanto riguarda la non-proliferazione della armi nucleari e il concetto è stato decisamente semplice da applicare”. L’accordo è curiosamente conosciuto tra gli esperti come “Megatons to Megawatts”, ossia dall’unità di misura della potenza esplosiva di un ordigno all’unità di misura dell’energia elettrica. L’accordo è stato vantaggioso per entrambe le parti. Entro il 2013 la Russia avrà guadagnato circa 8 miliardi di dollari dalla vendita dell’uranio arricchito e gli Stati Uniti acquisiranno in uranio l’equivalente di 3 miliardi in tonnellate di carbone e 10 miliardi in barili di petrolio, abbastanza per alimentare gli USA per due anni. Per il futuro, invece, Russia e Stati Uniti pensano di rivedere e migliorare i termini dell’accordo, in modo da estendere l’esportazione di uranio preso dalle testate nucleari anche ad altri paesi che desiderano sviluppare la produzione energetica nucleare, a patto che questi acquistino i reattori e le tecnologie statunitensi e americane. In questo modo si unisce il business con l’adempimento dei patti sul trattato di non proliferazione. Che dire, Nuclear is for Peace!
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