E’ di queste ore la notizia che Megaupload, il più famoso tra i siti web di file hosting, è stato oscurato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America con l’accusa di violazione di copyright e pirateria. La stessa sorte è toccata a Megavideo, un sito per lo streaming di video e Megaporn, un sito con contenuti pornografici (contenuti non ammessi negli altri due siti gemelli).
E’ quanto si apprende leggendo le 72 pagine dell’atto d’accusa a Megaupload che potete scaricare cliccando qui:
I procuratori federali della Virginia hanno accusato le aziende (MEGAUPLOAD LIMITED e VESTOR LIMITED) a capo di questi tre siti e almeno 7 persone fisiche di far parte dell’organizzazione criminale mondiale “Mega Conspiracy,” accusata di aver posto in essere attività di violazione del copyright e di riciclaggio di denaro su larga scala con un danno stimato ai titolari dei diritti d’autore di ben oltre 500 milioni dollari.
Secondo le stime delle investigazioni dell’F.B.I., il solo sito megaupload.com generava il 5% del traffico di internet che lo portava al 13° posto come sito più popolare al mondo. Megaupload poteva vantare oltre un miliardi di visite, 150 milioni membri registrati, 50 milioni di visitatori giornalieri: numeri spaventosi, che servono per rendere l’idea della portata di questa operazione condotta dall’F.B.I.
Ma come funzionava Megaupload? Il servizio consentiva di caricare gratuitamente file fino a 2 GB e di scaricare file non più grandi di 1 GB. A chi si registrava gratuitamente veniva offerto uno spazio di 200 GB, mentre gli utenti Premium (ossia che hanno pagato un abbonamento) avevano spazio di archiviazione illimitato. Dopo aver caricato un file con successo, all’utente veniva dato un URL univoco tramite cui chiunque ne fosse a conoscenza poteva scaricarlo.
Ogni file caricato veniva eliminato se per un determinato lasso temporale non veniva scaricato (limitazione non presente per i contenuti uplodati da utenti Premium).
Secondo gli inquirenti, proprio questo meccanismo poneva Megaupload al di là di un normale hosting provider, in quanto queste regole erano volte a premiare l’upload dei contenuti più popolari (spesso illegali), scoraggiando al contempo l’utilizzo del sito come storage on-the-cloud legale. Megaupload offriva, inoltre, ricompense per quegli user abbonati che indirizzavano il maggior numero di visitatori al sito, favorendo la nascita di migliaia di siti appositi per il linking di file spesso protetti da copyright.
Anche a voler dare credito a tutte le accuse, cosa succederà a quegli utenti che hanno pagato per caricare nel proprio spazio personale dati perfettamente legali? Potranno mai rientrare in possesso nuovamente di questi file di cui sono, a tutti gli effetti, i legittimi proprietari?
Domande lecite, ma che al momento rimangono senza risposta…