Meglio di Paulo Coelho: il clochard radical-chic di Domenica Cinque

Creato il 15 marzo 2010 da Valyskitschen

Domenica Cinque riesce a sconvolgere persino me. Finchè si limita a dare lezioni di vita attraverso i personaggi del GF, tutto bene, sono parte della  fiction. Quando arriva Meluzzi a commentare, la faccenda si aggrava, sia per il suo avvincente mix di bigottaggine e viscidume assoluto, sia perchè se si conoscesse meglio la storia di quest’uomo, tutta la sua morale (cito, giusto per dirne una: «spero di poter abbracciare Morgan e aiutarlo in tutti i modi [...]. E se la Rai dovesse portarlo a Sanremo, credo che sarà legittimo proclamare uno sciopero del canone») assumerebbe un colore ancora più marrone.

[Su Alessandro Meluzzi, massone, ex-senatore forzista, portavoce del pedofilissimo e mafiosissimo Don Gelmini, fondatore di pseudo-case di cura speculative sparse per le colline piemontesi, affidate a prestanome pluri-indagati e colpevoli di bancarotta la cui filosofia assistenziale si basa sull'abuso di calmanti, bisognerebbe aprire un capitolo a parte, che non sarebbe in tono con questo blog. Mi limito, per chi volesse, a questo e questo.]

Ma si va oltre: entra in scena Alessandro Marcolin. Barbara D’Urso, già commossa, spiega che Alessandro era un broker che guadagnava tantissimo, che un giorno ha ricevuto un’illuminazione, e ha scelto la vita del clochard (e qui si marca tutto con pronuncia franscese). Il barbone ha la barba lunga e spiega che era borghese a casa di amici borghesi, quando alla tv hanno mostrato un documentario sui bambini africani, somali, «quelli con le mosche intorno» (parole sue), e allora lì ha capito che la vita ha un senso che va ricercato. Schifato dai suoi amici pieni di belle parole, ma che mai avrebbero fatto qualcosa per quelle creature, decide di diventare un senzatetto. Il ragionamento non fa una piega.

Alessandro lascia lavoro, casa, averi, moglie e figlie («non devo spiegare niente a nessuno»), e diventa un clochard (attention à la pronunciation), ma non uno qualunque: veste i panni del buon samaritano, per aiutare e incoraggiare gli altri barboni. Come? Spiegando a loro e alla gente che «bisogna trovare il senso della vita», «oggi non pensa più nessuno», «bisogna fermarsi ad ascoltare».

Alessandro dorme alla stazione di Milano Lambrate e si sveglia presto per dedicarsi all’igiene: come ama spiegare agli altri senzatetto, bisogna sempre essere «puliti e lavati» e scegliere dal guadaroba Caritas i vestiti migliori («Veste scarpe Tod’s e cappotti Loro Piana»). E guai ai barboni che non si lavano: lui, a quelli, manco si avvicina, così rimangono freschi, senza spiegazioni sul senso della vita (per lui un tormentone), su come trascendere. Sì, perchè Barbara D’Urso ricorda che Alessandro viene chiamato – da tutti, clochard e non – “Il Filosofo” (nomignolo che non sarà per niente ironico, no no…).

Arriva poi il momento della colazione, e qui Alessandro si bulla raccontando come deve dire basta, perchè tutti fanno a gara per offrirgli il caffè, perchè lui è saggio (immagino i pendolari del mattino che fanno a gara a comprargli brioche e cappuccino – «Il mio regionale per Rho-Fiera Milano sta per partire, ma ti prego filosofo-clochard, prendi il cornetto alla marmellata». «No! Prendi il mio saccottino al cioccolato, e ti prego, dicevi sul senso della vita? Ti prego, interessante, continua…»), e dopo sette caffè, gli dispiace quasi rifiutare, per non offendere nessuno. Ricorda comunque, ancora una volta, che ama occuparsi di trascendenza spirituale, è quasi un asceta: «Il cibo non è la mia ossessione».

Barbara D’Urso sorride, ma nei suoi occhi lucidi c’è commozione, di fronte a tanta vitalità e allo stesso tempo sofferenza. Sofferenza che Alessandro, con grande dignità, mai nomina, neanche un cenno (mumble mumble).

Intervistare Alessandro è come sfogliare il Manuale del Guerriero della Luce di Paulo Coelho: si ha a che fare con frasi a caso in cui si mischiano parole ricorrenti a cui dare significato metafisico: senso, vita, trascendere, spirito, valore, cappuccino, bar, igiene, riflessione.
Barbare tiene a precisare che il nostro amico clochard è un intellettuale, un uomo forbito, ed è vero, visto che parla di senso della vita, spiegando che è «importante cercare il senso della vita», in modo da trovare «il senso della vita». Concetti densi e pregni.

Siamo quasi ai livelli di Paolo Berry, quando nei suoi servizi a Le Iene, dopo aver raccontato ogni genere di tristezza biografica, batteva il cinque a senzatetto, drogati, e malati terminali di Aids, quasi per dire «Grande, vai così, ti sto dando voce, e ti dò pure il cinque perchè non ti considero diverso, anzi, sono trendy e spontaneo».

Dopo una veloce panoramica sul pubblico (quello che considera i gay un’anomalia, ma che applaude quando le sexy Sara&Veronica del GF lesbicano, «vedi che quello che dicono nei porno sulle lesbiche è vero? E vanno pure con gli uomini, non sono malate!»), Barbara, con un sorriso carico di gratitudine, sottovoce, la voce strozzata dalle lacrime – che sembrano pericolosamente vere – ringrazia il clochard per la «lezione di vita» regalata a tutti noi e gli chiede di tornare presto, per fornirci altri nuovi spunti di riflessione.

«Certo!» Risponde lui.

Occhio al catering, non me lo fate ingrassare!


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