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Oggi facebook mi aveva messo di cattivo umore. Non mi capita quasi mai di intervenire sulle pagine di amiche ed amici della seconda e terza cerchia (quelle e quelli di cui non ricordi nome e storia). Oggi - ahimè! - lo avevo fatto. Una "amica" raccontava di molestie verbali a sfondo sessuale subite in una stradina della Capitale. Lei aveva reagito con violenza e successo. Ovvio solidarizzare. Lo facevano tante e tanti e l'ho fatto anch'io. Però - sapete com'è fb - succedeva quel che succede spesso se qualcuno attacca Renzi oppure Civati. Il primo dice: bisogna cacciarlo; iì secondo dice: cacciarlo con disonore; il terzo: dopo averlo schiaffeggiato; il quarto: e poi bisogna impiccarlo. Cose così. Fra chi proponeva una fucilata al molestatore e chi la castrazione chimica, dopo aver espresso la mia solidarietà alla molestata, ho cercato di stimolare una discussione con qualche approdo. Come faccio talvolta, cercavo di distinguere la diagnosi e la terapia possibile dalla impossibile giustificazione. E' una delle poche cose chiare nella mia mente che capire non significa affatto giustificare. Ma evidentemente ciò è tutt'altro che evidente alle amiche e agli amici della seconda e terza cerchia. Insomma ho rischiato il linciaggio, quasi fossi un complice del molestatore. Ho resistito alla tentazione di ingaggiare un confronto dialettico solo contro un nugolo di inferociti. Sono uscito dalla discussione. Con malessere persistente. Come curare i malesseri della mente? Fortunatamente avevo prenotato un tavolo per una cena con contorno di flamenco e danze arabe. Cena con tapas, paella e squisita crema catalana. Beh, le danzatrici del ventre sono state assai più efficaci dei miei tentativi di auto-terapia per via dialettica. Quando la giovane danzatrice ha agitato il pancino proprio davanti al mio viso, ho capito che della stupidità e faziosità via fb non mi interessava proprio più niente. Ah, l'impareggiabile forza di Eros! Eros che consola e Eros che talvolta fa male. A chi ne è invaso, come il disgraziato molestatore, o a chi lo subisce.