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"meglio se taci": censure, ipocrisie e bugie sulla (presunta) liberta' di parola in italia...

Creato il 01 aprile 2015 da Alessandro @AleTrasforini

I controsensi e le incoerenze in materia di web sono tanto palesi quanto destabilizzanti, soprattutto in un momento storico nel quale la società liquida sembra essere in esponenziale crescita.
Le potenzialità di quanto è multimediale non sono forse state ancora colte e/o valutate a dovere, in un'Italia che sembra vedere digitalizzazione ed avanzamento tecnologico come non prioritari rispetto ad altri settori. Nonostante questa arretratezza di fondo resta, comunque, la necessità di studiare ed inquadrare un fenomeno nel quale qualcuno già cerca di muoversi ( in?)disturbato.
E' attorno al concetto di web e multimedialità che cerca di districarsi il libro " Meglio se taci", scritto da Alessandro Gilioli e Guido Scorza e pubblicato da Baldini&Castoldi Editore.
La complessità della situazione italiana è chiara sin dalle prime righe:

"[...] Siamo un Paese in cui per aprire un blog bisogna obbedire a una legge del 1948, altrimenti si rischia un processo penale; siamo un Paese in cui non puoi fare il giornalista se non hai la tessera dell'Ordine, ma per avere la tessera devi fare il giornalista.
Siamo un Paese in cui un'autorità amministrativa può chiudere un sito web senza nemmeno passare da un giudice. Siamo un Paese insomma nel quale tutto sembra suggerire che 'è meglio se taci'.
Lo scrivere, diffondere e fare informazione è disincentivato dalla paura dei processi, dalla minaccia i risarcimenti milionari, dalla confusione delle norme e dalla burocrazia. [...]"

La necessità di strutturare un'informazione in forma liquida è un'attività che va condotta dentro pericolanti canali, attraverso strade precarie che sembrano con ogni mezzo possibile scoraggiare la ricerca di forme di trasparenza ed equilibrio. Possono essere anche forme simili di perbenismo ipocritico a destrutturare la percezione collettiva di sistema trasparente o quantomeno da migliorare?
Non si avvertono su questo tema punti forti per una lung( hissim)a serie di difetti e complessità rimaste quasi del tutto irrisolte:

"[...] Big di internet e censura preventiva, privacy e tribunali, un'inchiesta che spiega perché l'Italia è 49esima nella classifica mondiale sulla libertà d'espressione. [...]"

Emerge pertanto come spontanea la necessità di ragionare attorno ai limiti di un Paese che vede nella multimedialità e nel virtuale una minaccia da estirpare il prima possibile.
E' su questo fronte che risulta necessario adoperarsi concretamente per incidere veramente nella carne viva del dibattito, sperando che sia veramente possibile migliorare veramente qualcosa:

"[...] [questo libro] è invece un'inchiesta basata su casi molto concreti e su vicende realmente avvenute, talvolta anche minori, che tuttavia ci mostrano come la rete non sia il paradiso della libertà in terra anche per motivi molto più pratici e quotidiani di quelli su cui si anima la controversia teoretica. Ragioni connesse [...] con la pulsione quasi naturale di ogni establishment (politico e economico) a conservare e ad estendere se stesso, a impedire ciò che viene visto come potenziale diminuzione del proprio potere o [...] rischiosa entropia.
Insomma, attorno alla rete - nel mondo, in Europa, in Italia - ci sono talvolta sciocchi poteri e talvolta raffinati che non si fanno troppe domande sulle contraddizioni della rivoluzione digitale, ma che semplicemente temono ciò che non avvertono come un loro dominio. [...]"

Le reazioni da intraprendere dinanzi a questi fenomeni vanno nella direzione di ( far) cercare una fuga degli utenti da una realtà liquida e perennemente in ebollizione come quella multimediale.
Quali sono gli strumenti e le parole chiave per ( cercare di) scoraggiare qualsivoglia tentativo di comprensione e codificazione del mondo mediante lente multimediale?

"[...] in modo spesso silenzioso l'effetto che ne deriva è quello del 'meglio se taci'; o, magari, 'meglio se non leggi e se non guardi'; o ancora 'meglio se conosci meno cose', 'meglio se conosci solo quelle che vogliamo noi', 'meglio se possiamo incanalare ciò che leggi e filtrare ciò che scrivi'. [...]"

Attraverso quali gesti e potenzialità potrebbe essere possibile ( nonché necessario) muoversi, al fine di rendere web e multimedialità un'opportunità da raccogliere e non una sfida da cui sia essenziale mantenere un( a qualche forma di) distacco?

"[...] La rivoluzione digitale e telematica, negli ultimi quindici anni, ha modificato l'ecosistema mediatico e le dinamiche dell'informazione più di ogni altro mercato e settore.
Eppure, in Italia, i regolatori hanno preferito far finta di non accorgersene, mantenendo in vita in modo artificiale un sistema di norme anacronistico, in buona parte pensato e scritto [...] nel 1948, dai padri Costituenti, quando ancora la stampa di Gutenberg, l'inchiostro e le rotative rappresentavano la più evoluta frontiera dell'informazione [...].
E' urgente quindi riscrivere le regole della comunicazione, stabilire un principio semplice e senza eccezioni in forza del quale chiunque può esercitare davvero la propria libertà di informazione, con ogni mezzo e senza bisogno di nessun genere di autorizzazione o altro adempimento burocratico salvo [...] rispondere di ogni eventuale abuso di tale libertà. [...]"

Informarsi per ( cercare di) migliorarsi, dunque.
Come cittadini prima che come Stato, in qualsivoglia termine si voglia intendere e strutturare le questioni di web, equilibrismi democratici e multimedialità.


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