«Una buona spremuta al cento per cento di arance siciliane vale molto di più per la salute di qualsiasi bottiglietta o lattina con scarso contenuto di succo e dalla provenienza incerta. La sfida dell’agricoltura agrigentina si vince sulla qualità e sull’unicità del prodotto: occorre promuoverlo, farlo conoscere e apprezzare in Italia e all’estero, riorganizzando le filiere e il marketing».
Chi parla è Andrea Puleo di Burgio, dirigente provinciale della Confederazione italiana agricoltori, il quale si scaglia contro le determinazioni dell’Ue che ha bocciato la norma italiana che autorizzava la percentuale di succo di frutta naturale, dal 12 al 20 per cento, nelle bevande analcoliche a base di frutta.
Secondo la Cia sarebbe opportuno incrementare il consumo di aranciate fresche, con genuine spremute, a scuola, negli uffici pubblici, presso le associazioni ed enti vari ai quali dovrebbe stare a cuore l’arancia fresca, molto salutare e ricca di vitamine. Per le multinazionali europee e le lobby mondiali che imbottigliano bevande con quantità d’acqua e additivi la norma italiana non andava bene.
La norma nazionale era stata pensata per promuovere il consumo di succhi a base di frutta agrigentina, siciliana e italiana, a sostegno del comparto agricolo. Per la Cia la Regione Siciliana e il ministero delle Politiche agricole dovrebbero mettere in campo campagne di divulgazione e di educazione ambientale finalizzate al consumo delle arance fresche con spremute.