Ho letto in giro che Melancholia sarebbe un passo indietro nella carriera di Lars Von Trier… mi sento di dissentire con forza.
Melancholia è uno splendido film che ha dentro molto del linguaggio di Von Trier, e molto di nuovo.
Si comincia con una festa di matrimonio.
Justin e Michael si sono sposati e la sorella di lei, Claire ha organizzato un party esagerato.
Pian piano viene però fuori qualcosa che non funziona, il comportamento negativo della madre delle ragazze, quello un po’ folle del padre, ed anche qualcosa di misterioso nell’animo della sposa.
Insomma finisce tutto a schifio.
Cambio di scena e la seconda parte del film ci porta a qualche tempo dopo.
Justine è in crisi pesante, Claire cerca di risollevarla, ma ci accorgiamo che anche lei non è che sia proprio lucidissima.
A preoccuparla è il possibile impatto del pianeta Melancholia con la terra, che non lascerebbe molte speranze.
Probabilmente sapete già come va a finire, e sapete anche cosa nasconde Justine, ma se non lo sapete non sarò io a dirvelo… perchè il mistero ha un ruolo importante nella pellicola.
Melancholia è diviso in due capitoli chiamati con i nomi delle due sorelle.
Nel primo assistiamo a quella che pare essere una difficoltà esistenziale di Justine che porta al delirio, nel secondo la faccenda si fa molto più pratica e meno filosofica, ma le protagoniste sono le stesse e le tessere vanno al loro posto.
In realtà ci sarebbe ancora una lunga introduzione che è davvero una figata.
Immagini di morte e devastazione, immagini forti, uccelli che cadono morti al suolo.
Tutto raccontato con un rallenty esasperato e senza dialogo.
Una decina di minuti che sono come dei quadri tratteggiati con leggerezza e crudezza.
Come detto i due capitoli sono molto diversi.
Se il primo è una rappresentazione quasi grottesca di una festa di nozze non così lontana da molte situazioni reali, il secondo ci porta alle soglie della fine del mondo, allargandosi in una riflessione più ampia sul senso della vita.
Come sempre in Lars Von Trier sono centinaia i messaggi nascosti, i sensi che vuole risvegliare e colpire.
E per farlo utilizza il linguaggio della narrazioni ma anche alcune tecniche sue tradizionali, come il movimento di macchina sporco, contro ogni legge della cinematografia classica, abbinato ad un montaggio parimenti irregolare.
A questo bisogna aggiungere una fotografia estremamente ricercata e curata.
Impossibile poi non fermarsi un istante sulle interpretazioni davvero complete di Kirsten Dunst (spesso ritratta come in un nero acquerello) e Charlotte Gainsbourg (che molto aveva già dato con Von Trier nel precedente Antichrist).
Oh… ovviamente se cercate una storia che alla fine vi riveli chi è l’assassino non guardate un film di Lars Von Trier!
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