Melania Rea vittima di un serial killer? Intanto si richiede il DNA di Ludovica Perrone

Creato il 09 agosto 2011 da Yellowflate @yellowflate

Melania Rea vittima di un serial killer? Intanto si richiede il DNA di Ludovica Perrone

Nonostante si sappia che Ludovica Perrone, mentre Carmela Melania Rea veniva massacrata nel bosco delle Casermette fosse in caserma a Lecce, la cosa non rassicura gli inquirenti. La Procura di Teramo ha ordinato che proprio alla soldatessa di Sabaudia venga effettuato l’esame del Dna.Questo perchè ritengono necessario quello di togliere alla difesa di Parolisi un’eventuale arma. Sotto l’unghia di Melania, ricordiamo,  è stato trovato del dna misto, in cui ci sono anche componenti appartenenti a una donna. E i difensori di Parolisi hanno sempre sostenuto che l’assassino di Melania sia, in realtà, un’assassina. Verificando che quel Dna non appartiene a Ludovica, l’accusa vuole togliere ai legali del militare la possibilità di mettere in discussione il ruolo della Perrone.

La rete però ci propone una interessante riflessione del criminologo clinico Antonino Silvestri che continua ad trovare legami tra vari omicidi ed infatti rimarca la sua ipotesi: omicidio serale. Così leggiamo su un sito web (puntoamezzogiorno) “Dalle modalità che sono emerse in questi ultimi giorni sull’omicidio della povera donna assassinata Melania Rea, moglie di Salvatore Parolisi caporalmaggiore col ruolo di istruttore di soldatesse militari, spingono ancor di più ad un’ulteriore e ipotizzabile riflessione che a siglare questo efferato crimine possa essere stato un soggetto assassino seriale così come viene evidenziato dalla simbologia presentata dall’offender sulla “scena criminis” e che può apparire come depistaggio. L’aggressione improvvisa e fulminea alle spalle seguita dalle 35 coltellate sul corpo, e la successiva sequenza della macellazione,accompagnata da un’anomala svastica(come nel DELITTO YARA), più le coltellate evidenziate e visibili sulla parete in legno della vicina cascina, con evidente profondità e altezza delle stesse ben definita, rilevate dagli esperti investigatori e dal medico legale Dott. Tagliabracci, sul suo cadavere, fanno ipotizzare che l’azione messa in atto sia stata quella dell’improvvisazione e dell’attenta visualizzazione spazio- tempo ,caratteristica riscontrata in più casi nell’offender seriale organizzato che usa una delle SUE tante tecniche. In questo delitto  è ipotizzabile la “tecnica dell’aquila” la quale spinge l’assassino atavico sulla preda-vittima e la uccide improvvisamente senza che quest’ultima o abbia il tempo di difendersi, cosi come si è verificato in questo complesso e anomalo omicidio, che vede il marito Salvatore Parolisi attualmente detenuto, come unico autore dell’efferato crimine caratterizzato da momenti seriali di complessa e visibile lettura”.

Una riflessione interessante che sembra comunque avere fondamenti seri. Stay tuned vi aggiorneremo in materia!

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