Sono riuscita, anche quest’anno, a produrre una piccola scorta di pomodori secchi.
L’impegno ha richiesto qualche giornata di sole cocente, abbondante sale e tre chili di pomodori, in questa foto puoi vedere il risultato.
Nella cucina sarda sono presenti tre ingredienti: zafferano, pomodoro secco e aglio, che spesso si combinano all’interno della stessa ricetta, questi conferiscono e sottolineano il sapore di molte pietanze e mi accompagnano anche nella cucina quotidiana.
Come per la preparazione del pomodoro in bottiglia, la famiglia si riuniva davanti alle casse di pomodoro in ampi cortili delle case campidanesi.
Quanto mi piaceva prendere parte alle cose dei grandi, con insistenza volevo impicciarmi e fare come loro.
Durante il giorno, mani esperte riposizionavano i bordi dei pomodori che si erano arricciati per il caldo; fu proprio in uno di quei momenti che in sa lolla*, dove mia nonna Barbara mi insegnava come fare, che arrivò di corsa un uomo.
La discesa, che dalla piazza principale portava alla casa dei nonni, era ampia per dare accesso anche ai bovini al rientro nella stalla; l’uomo che arrivò si portò appresso anche l’asino che sembrava più agitato di lui. Per lo spavento e per volermi rifugiare dietro la lunga gonna di mia nonna, ribaltai una delle tavola di pomodori che finirono tra la polvere del cortile; l’uomo, togliendosi il cappello si scusò, si avvicinò per tranqullizzarmi e chiedere a mia nonna di aiutarlo a far partorire una mucca.
La curiosità mi faceva battere forte il cuore, Barbara sciolse il suo grembiule e lo rivoltò, imboccò la salita, la mia mano la teneva per la gonna e quando si accorse che la stavo quasi precedendo, mi allontanò dicendomi che dovevo aspettarla a casa.
Ritornai sui miei passi delusa e arrabbiata.
Di corsa andai per raccogliere i pomodori, ma l’asino li stava mangiando! Incominciai a piangere e strillare verso la bestia “nooooooooo, cosi non si fa”, e lui si buttò a terra e cominciò a ragliare; io urlai più forte, lui ragliò ancora più forte. Tutte le persone presenti nella piazza in un attimo popolarono la casa, preoccupati che l’asino mi avesse morso, mi chiedevano dove provavo dolore e io indicavo il cuore.
Quando tutto ritornò alla calma, spiegai che il cuore mi batteva tanto forte per il guaio che avevo combinato rovesciando i pomodori, che l’asino li aveva mangiati e che nonna non mi avrebbe più lasciato fare le cose da grande.
crostini e melanzana al pomodoro secco
(perdingianu e tammata siccara)
L’invito di Ostriche a partecipare al suo contest, capita a proposito. La melanzana è un ortaggio che adopero spesso, si presta alla preparazione di pietanze impegnative e di quelle semplici.
occorrente per un piatto:
1 melanzana viola lunga
1 pomodoro secco sciacquato dal sale e tritato finemente
1 spicchio d’aglio
1/2 cipolla piccola
5 capperi dissalati
3 grandi pomodori freschi da sugo
2 cucchiai di parmigiano grattato
3 fette sottili di pane sciapo
3 cucchiai di vino bianco secco
evo, fiocchi di sale all’aglio orsino Falksalt
olio di semi per friggere
foglie di basilico
fiori di rosmarino
un filo d’erba cipollina
- taglia la melanzana a fette spesse un centimetro, poi taglia a strisce larghe un centimetro e poi a cubetti, fai scaldare l’olio in padella e friggi i cubetti, scola su carta assorbente da cucina, una volta raffreddate mettile in una ciotola capiente
- in tegame con un filo d’olio fai imbiondire la cipolla tritata, il pomodoro secco, i capperi e l’aglio tagliato a fette ben visibili; quando i capperi saranno cremosi, sfuma con il vino poi aggiungi il pomodoro fresco tagliato grossolanamente, aggiusta di sale e fai cuocere per venti minuti, spegni la fiamma e aggiungi foglie di basilico, lascia riposare dieci minuti
- dalle fette di pane ritaglia tre dischi di sette centimetri di diametro, fai tostare in forno ben caldo fino a doratura
- versa la salsa di pomodoro sopra le melanzane e mescola delicatmente per non rovinarle
- mescola due cucchiai di acqua bollente al parmigiano, ottieni una crema non troppo fluida
disponi nel piatto: un cucchiaino di crema di parmigiano, una piccola quantità di melanzane, ancora crema, un disco di pane tostato, ripeti il passaggio fino a completare con spicchi di pomodoro datterino, decorato con cipollina e fiori di rosmarino, completa con fiocchi di sale all’aglio orsino.
con questa ricetta partecipo al contest.
* sa lolla: ampio loggiato che occupa l’intera facciata della casa e dal quale prendono luce tutte le stanze che vi si affacciano, fra loro indipendenti. Pur rappresentando indubbiamente la Sardegna, sa lolla (la cui definizione deriva dalla loggia toscana) sembra creare un’atmosfera che sa di Spagna. È opinione diffusa, infatti, che tale schema compositivo sia di derivazione catalana. In realtà esso esisteva nell’isola prima della venuta degli aragonesi, ed a questi può essere attribuita un’influenza solo nella lavorazione dei particolari (capitelli, stipiti ed architravi) attraverso l’introduzione di disegni più eleganti e di lavorazioni più minute. Più che al modello catalano, lo schema di lolla si ricollega a quello diffuso nell’area mediterranea, in particolare l’Africa settentrionale, il cui denominatore comune è l’antica abitazione romana, che era dotata di un porticato (il cuore della casa) sistemato in fondo ad un ampio atrio, dove (al centro) si trovava anche una vasca per la raccolta delle acque piovane. In definitiva, dunque, sa lolla si rifà al sistema costruttivo dell’antica Roma. La posizione di questa lolla nelle case campidanesi non è sempre uguale. Nel Campidano meridionale è frontale e fa da sfondo al cortile, mentre in quello settentrionale sia il loggiato che la casa venivano costruiti sul lato destro del cortile. Anche le possibilità di accesso non erano sempre uguali
foto dal sito http://sardegnaamoremio.blog.tiscali.it/2013/01/31/upupa/?doing_wp_cron