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“mele marce” e il noir iberico. intervista a juan madrid

Creato il 26 gennaio 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Giovanni Agnoloni

“MELE MARCE” E IL NOIR IBERICO. INTERVISTA A JUAN MADRID
Juan Madrid, come ebbe a dire una volta Manuel Vázquez Montalbán, è uno dei “due” veri scrittori noir spagnoli. Acuto osservatore della società che ritrae nei suoi romanzi, è autore di Mele marce. Marbella noir (ed. e/o), un romanzo che descrive il sottobosco criminale della Costa del Sol. Lo ringrazio per avermi concesso questa intervista.

- Mele marce è un romanzo che intreccia i destini di diversi profili umani, criminali e non, sullo sfondo di una Costa del Sol che siamo abituati a vedere soprattutto nei cataloghi turistici. L’umanità di questo “sottobosco” è così lontana da noi?

Non è lontana, è accanto a noi, e convive con noi.

- Qual è il segreto del genere noir? Perché cattura così tanto i lettori?

Parla della morte, del crimine, della forza di attrazione esercitata su di noi dal male. Io però penso che a tutto questo si aggiunga il fatto che il romanzo noir sa raccontare alla società meglio di qualunque altra forma letteraria.

- Pur avendo come punti di riferimento i grandi maestri storici della crime fiction, il suo approccio al noir si caratterizza per uno spirito fortemente moderno, carico dei problemi del presente. Ma si può ancora dire che il noir sia un “genere”? O è letteratura tout court, sia pur con una lente di osservazione speciale sul mondo?

Credo sinceramente che il romanzo noir sia qualcosa di più di una lente di osservazione; è un coltello con il quale aprire e scavare nei visceri della società capitalista.

“MELE MARCE” E IL NOIR IBERICO. INTERVISTA A JUAN MADRID

Juan Madrid (da congresonegro.com)

- Scrivere – e scrivere noir, in particolare – è un modo per fare politica e impegno civile, nel mondo in crisi di oggi?

Ogni romanzo, come qualsiasi attività umana, è politico. È con questo spirito che io scrivo.

- Che cosa ha significato per lei l’amicizia con Manuel Vázquez Montalbán?

Aveva otto anni più di me, per cui poteva passare per il mio fratello maggiore. Parlavamo molto di letteratura, ma anche di molte altre cose, compresi scherzi e battute. Mi manca.

- Ci può dire qualcosa del suo prossimo libro?

Si chiamerà Los hombres mojados no temen la lluvia (“Gli uomini zuppi non temono la pioggia”), e parla dell’infiltrazione della ‘Nadrangheta nella società spagnola. Forse lo si può vedere come una specie di tragedia greca.


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