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“Melinda e Melinda”

Creato il 15 novembre 2010 da Cinemaleo

2004: Melinda and Melinda di Woody Allen

“Melinda e Melinda”
“Melinda e Melinda”

Perplessità da parte della critica abitualmente plaudente a ogni realizzazione del regista newyorkese:

“Siamo di fronte a un cincischiamento intellettualistico, una fredda variazione su temi che in passato esplodevano fra le mani del Molière di Manhattan” (Il Corriere della Sera),  “…un plot sulla carta interessante, ma che, all’atto pratico mostra segni di cedimento (MyMovies), “…le situazioni sono statiche, i dialoghi, anche se infiorettati da sapide battute, sono verbosi e gli interpreti, anche quando, gli uomini, imitano i modi di recitare del loro autore, non hanno mai molto rilievo (Il Tempo), “E’ riuscito a metà perché c’è tutto ciò che siamo abituati a trovare nei suoi film tranne lui. Lui e la grazia, il brio, l’intelligenza inquieta delle sue cose migliori” (Il Messaggero).

Un fiume di parole riempie una ora e mezzo in cui praticamente non accade molto se non un continuo andirivieni di personaggi vari che sembrano tanto girare a vuoto e che riproducono gesti, atteggiamenti, modi di vivere e di pensare copiati dai vecchi film di Woody Allen. Infatti si esce dalla visione con l’impressione di aver assistito alla scopiazzatura maldigerita del mondo a cui il geniale (una volta) regista americano ci aveva abituato. Ma per Woody la vita non si evolve? Possibile che i suoi personaggi siano gli stessi dei suoi film di trent’anni fa (stesse situazioni, stessi ambienti, stesse problematiche, stesse battute…)? Che dire poi di questa nuova abitudine di utilizzare un attore facendone il clone di se stesso? Un modo di esorcizzare la vecchiaia? Un tentativo di creare un monumento a se stesso? Come dice la mia portiera “Non se ne può più!”.
Oltre la noia dilagante, questo film si caratterizza per la scialba prestazione degli attori. La protagonista poi, Radha Mitchell, segue evidentemente a puntino e con perfetta tecnica tutto quello che il regista le ha detto di fare ma di suo non ci mette nulla: non comunica, non colpisce la nostra attenzione o immaginazione, non ci fa minimamente interessare alle sue vicende.
Da sottolineare infine che la sceneggiatura fallisce ciò che vuole dimostrare (che la vita può essere letta come una tragedia o come una commedia): non viene presentata la stessa situazione vista in due modi opposti, assistiamo invece a due situazioni completamente diverse. 

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