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Così scrive Maurice Maeterlinck:
Golaud si smarrisce nella foresta inseguendo un cinghiale. Sul bordo di una fontana c’è una fanciulla che piange. Qualcuno le ha fatto del male, si chiama Mélisande e ha perduto la sua corona nell’acqua. Golaud la porta con sé e poco dopo la sposa.
Il fratello minore, Pelléas, si innamora di Mélisande, ricambiato – On dirait que ta voix a passé sur la mer au printemps…
Nel gennaio del 1894, mentre lavora al capolavoro Pelléas et Mélisande, Claude Debussy scrive all’amico e collega Ernest Chausson: «Ho passato intere giornate a inseguire quel “niente” di cui è fatta Mélisande, e talvolta mi mancava persino il coraggio di raccontarvelo. Non se se vi siete mai addormentato, come me, con una vaga voglia di piangere, come se non si fosse potuto vedere durante la giornata una persona amatissima».
Il fascino della palude
La fata serpente
Lontana dalla Collina
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