Storie dal tono fiabesco in grado di andare oltre la fiaba per sottrarsi, ammiccanti, ad ogni facile classificazione, capaci di stupire e incantare lettori di ogni età, spiazzandoli, nutrendone la fantasia e ribaltandone i punti di vista.
Pagine dalla logica schiacciante che della logica parrebbero l’antitesi, con i loro contenuti eccentrici che eccentricamente si susseguono.
Eppure – meraviglia! – il risultato è tutt’altro che bislacco, bensì risponde ad una composizione armoniosa ed elegante, mai stonata, rigorosa a tal punto che a chi legge pare che i fatti non avrebbero potuto essere diversi da come si rivelano e che, sì, ogni elemento stravagante è perfettamente al suo posto.
Facile quindi, ed estremamente interessante e divertente, entrare nei mondi raccontati, lasciarsi trasportare nei percorsi labirintici e quasi “escheriani” de “La città nella biblioteca” dove in un gioco di scatole cinesi e conseguenti ingrandimenti o rimpicciolimenti (chi può dire quali dei due?) due fratellini disobbedienti si trovano ad entrare e uscire da città composte di giocattoli e libri cercando la chiave per tornare alla loro dimensione.
Oppure accorarsi per il destino di Melisenda, principessa i cui capelli, per via di un incantesimo affrettato - espresso senza ben valutare i risultati (e i rischi) di un calcolo matematico - crescono a velocità supersonica, o per quello del principe protagonista de “Un principe, due topi e tante sguattere”, condannato da una fata malefica a sposare una moglie con “quattro gambe e nessuna mano”, e la cui capacità di amare senza interesse né egoismi, riuscirà a condurlo infine alla felicità.
O ancora godere dell’effetto sorpresa, costruito con sapienza tracciando un percorso di indizi mascherati da bizzarrie, ne “La Montagna blu”, o scoprirsi indispettiti sulla scia dei piccoli, e lievemente ironici, moralismi e pedagogismi de “Làdovesivuoleandare” dove l’insoddisfazione e la facile lamentazione sono puniti e la troppa curiosità e l’arido materialismo causano la cessazione di ogni salvifico effetto magico.
Questo solo un assaggio della varietà di spunti e di contenuti, di suggestioni e idee che animano e conducono i racconti della Nesbit, incredibilmente fuori schema anche quando, per provocazione, ripropongono lo stesso – come ad esempio quello dell’incantesimo malvagio lanciato dalla fata non invitata al battesimo di un principe o principessa – o si allineano, fintamente omologati, sulla scia della classica fiaba di magia.
Storie che non cedono alla lusinga del lieto fine ma che allo stesso tempo sono in grado di offrirlo – perfino zuccheroso se aggrada -, e che, addirittura, possono lasciare il lettore senza una vera e propria chiusa – come in “Le conseguenze dell’aritmetica” – attribuendogli il compito di rielaborare una personale chiave di interpretazione delle vicende.
Racconti, ancora, dai molteplici echi che rivelano la personalità sfaccettata e poliedrica della scrittrice e che possono essere inquadrati, se letti in profondità, nella sua intima e, per i tempi, moderna e vivace visione del mondo.
Ecco quindi che le storie di Edith Nesbit si rivelano portatrici di tematiche innovative di carattere sociale ed ecologico, pedagogico e filosofico, rimanendo allo stesso tempo leggere e godibilissime, lasciando che i piani di lettura possibili si contaminino con freschezza e non con necessità. In tal modo l’esegesi di ogni storia resta al livello di suggestione, senza che il suo peso gravi sull’immaginazione e sulla dimensione del fantastico.
Per approfondire la natura, estremamente ricca, dell’opera, come anche l’animo e la tempra dell’autrice, suggerisco la lettura della bella ed esauriente introduzione all’edizione Donzelli, scritta da Rita Valentino Merletti che ha saputo, da esperta e studiosa di letteratura per l’infanzia, cogliere tutte le luci e le particolarità di un libro che oserei definire quasi indispensabile in un ben fornito, e di qualità, scaffale per ragazzi.
Ne consiglio quindi vivamente la lettura, particolarmente quella ad alta voce, da parte di un accorto e sensibile adulto di riferimento che sappia interpretare natura e piglio dei racconti, come anche ben rendere le tante ammiccanti e argute annotazione, e piacevolissime incursioni, dell’autrice nella narrazione.
(età consigliata: dai sette anni per la lettura condivisa, dai nove anni per la lettura autonoma)
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