Pupi di Zuccaro propone due capitoli dell’ultimo libro di Paolo Melissi, Milano senza vie di mezzo, edito da Pendragon. Un viaggio ironico e personale tra i luoghi, le tradizioni, le atmosfere e i personaggi del capoluogo meneghino. Di seguito il profilo di due personaggi.
LA STRANA VITA DI VINICIO CAPOSSELA A MILANO
Vinicio Capossela contribuisce a far emergere l’anima nascosta di Milano, con il suo occhio obliquo che coglie a fianco e sopra. E, in fondo, concorre a renderla più interessante, a trasformarla, a farne emergere la sottile suggestione. E quando Marco Travaglio in un’intervista gli ha chiesto: “Perché vivi a Milano?”, lui ha risposto: “Perché non mi è mai piaciuta. È una città un bel po’ morta, nessuno accetta di vivere in un posto così. Ti condanna a una solitudine reiterata, ti allontana da tutti senza darti una meta in cambio. Ma favorisce il mio disegno, mi regala clandestinità interiore e autoemarginazione. Non capisci mai se è un rifugio o una prigione. Ci sono dei posti che finisci per essere quei posti, tipo Bologna. Milano no, Milano è un vuoto da riempire, un teatro dell’assenza. Quando un posto non è bello, ti ci costruisci la tua geografia emotiva. Ho molti più punti di contatto con i tram e le rotaie che con la Moratti”.
LEONE DI LERNIA, IL TAMARRO CHE AVANZA
Ha saputo fiutare l’aria, il Leone di Puglia, afferrare al volo il treno veloce del successo becero, della farsa subumana, dello sberleffo radiofonico dall’altra parte del mondo rispetto a una trasmissione come “Alto Gradimento”. Leone Di Lernia è il tamarro che avanza, che intende prendersi il suo spazio a colpi di pancia e ha bisogno di gridare per far valere i suoi diritti. E lo è sia attraverso i suoi componimenti incisi su cd sia attraverso i microfoni di Radio 105, divenuta per l’occasione più che altro un serraglio. Peccato, perché l’occasione di fare un po’ di satira e ironia sugli italici vizi c’era, anzi, il talento irriverente e senza freni di Leone avrebbe potuto colpire bene e in profondità. Invece ha scelto la volgarità di massa, che consola i più, che li rassicura del loro essere volgari, che conferma che sono gli altri a essere criticabili, non loro. Insomma, l’estetica del buzzurro, in questo caso – siamo lontani mille miglia dall’intelligente “operazione tamarro” portata avanti da Tony Tammaro a Napoli – prende semplicemente il sopravvento e diventa anche l’unico messaggio. Per rendere tutto un po’ più intellettuale: una canzone di Leone Di Lernia equivale a una scorreggia tirata in piazza Duomo dopo uno proiezione de Il petomane (ve lo ricordate, il film con Ugo Tognazzi?).
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Tags: leone di lernia, milano senza vie di mezzo, paolo melissi, pendragon, stazione centrale, tamarro, vinicio capossella
Scritto da Pupi il 21 febbraio 2011 alle 21:53 | Parole. Segui i commenti con il feed RSS 2.0 Qui trovi tutti gli articoli di Pupi You can leave a comment, or trackback from your own site.