“Per secoli
i grammatici hanno discusso se si dovesse dire melone o popone. Poi la forma oggi in uso ha vinto, segregando il termine popone alle terre di Toscana”.( da articolo Corriere della Sera di F. Brevini)
Nel 1300 lo studioso Pietro de’Crescenzi, noto anche come Piero Crescenzio, considerato il maggior agronomo del medioevo occidentale, all’interno del suo testo in lingua latina RURALIUM COMMODORUM LIBRI XII, scrisse uno stralcio molto interessante su queste cucurbitacee utilizzando il termine melone. Melones, ripreso poi anche da Linneo nella sua classificazione delle piante Cucumis melo, mentre nella traduzione più tardiva in fiorentino del 1805, l’Accademia della Crusca usò il termine Popone (v. Lib VI Cap LXXI VoIL p 246).
Nel testo dei Fratelli Ingegnoli DOVE E COME S’IMPIANTA UN ORTO del 1912, ancora si parla di Popone come sinonimo di Melone. Nel paragrafo di testo dedicato si precisa:
“Le varietà di poponi si dividono in due sezioni:
Retati le varietà a frutti con buccia verrucosa .
Cantalupi o zappe le varietà a buccia liscia.”
Pepone o Melone che sia, grande ed illustre estimatore ne fu lo scrittore francese Alexandre Dumas. Con la cittadina di Cavaillon, grande produttrice di prelibati Meloni retinati, stipulò un contratto vitalizio che prevedeva la fornitura di 12 meloni all’anno in cambio di circa 400 volumi di lettura per la biblioteca pubblica.
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