Bologna, Locomotiv Club. Le foto sono © Michele Maglio, che ringraziamo.
Il cortiletto di fronte al Locomotiv Club riesce a malapena a contenere la quantità di persone che si sono mosse da svariati posti per il live dei Melt-Banana (un nome molto noto a un prezzo molto accessibile): il sempre più diffuso fenomeno dell’andare ai concerti per poi rimanere fuori dal locale non è ancora stato studiato dagli antropologi contemporanei. Probabilmente non a tutti era arrivata la notizia che la band fosse – già da tempo – in tour come duo formato da Yasuko Onuki e Ichirou Agata, membri storici e capisaldi della questione, i quali a partire dalla fine del 2013 hanno portato a spasso per il mondo Fetch. L’album che abbiamo potuto ascoltare poco dopo l’estate non è una novità, bensì il risultato di un processo interrotto per cause di forza decisamente maggiore. Se, genericamente parlando per l’Occidente, il disastro della centrale nucleare Fukushima Dai-ichi ha sollevato campagne umanitarie e di sensibilizzazione sul tema delle risorse energetiche, il Giappone ha dovuto affrontare un interminabile periodo di conseguenze sotto molteplici punti di vista. La copertina stessa dell’album parla molto chiaro, ma alla fine i Melt-Banana sono riusciti a portare a termine il lavoro, giustamente contaminato dall’evento senza tuttavia sprofondare nell’abisso dell’effettiva tragedia.
Se nelle dodici nuove tracce una drum-machine sa attualizzare un nuovo linguaggio e dialogare perfettamente con le altre componenti (tra le quali il field recording, che dà un’inaspettata chiave di lettura all’album), durante il live questa cassa dritta è troppo asettica, innaturale e anti-comunicativa per chi durante un concerto noise vuole vedere i musicisti in carne e ossa sudare e pestare pedali e pelli tese. La carica della performance di Yako, la sua voce trapanante, la sua performance e il suo controller colorato della Numark riescono a reggere il gioco, ma non troppo a lungo. I pezzi di Fetch scorrono senza grandi picchi di entusiasmo, e solo un bis con “Tintarella Di Luna” – richiesta fatta col cuore, ma forse perché siamo italiani – riesce a risollevare in modo esponenziale l’attenzione dei presenti. Tocca infine constatare come per i vj in Italia la strada sia ancora una faticosissima salita: per alcune band la componente visuale durante un concerto non è solo un arricchimento, bensì – come nel caso dei Melt-Banana – una questione essenziale di tradizione e concept stesso, e anche delle luci posizionate male su palco possono modificare nettamente la percezione dell’intero live da parte del pubblico.
Se molti si aspettavano di essere investiti da una scarica elettrica per tutta la durata del live, la riduzione della formazione d’attacco si è mangiata un terzo della torta che tutti volevano, prima che la festa iniziasse. La granata è stata lanciata ma non è esplosa, aspetteremo la prossima guerra.