Magazine Cinema
Durata: 113'
La trama (con parole mie): l'ex investigatore Leonard Shelby vive da tempo in un incubo. Aggredito in casa da un uomo che ha stuprato ed ucciso sua moglie, a seguito del trauma ha riportato danni irreparabili alla memoria: nel corso dell'indagine che dovrebbe portarlo ad individuare il colpevole, comincia così a tatuare sul suo corpo tutte le tracce raccolte, costruendo un mosaico di indicazioni che possano ricordargli chi è e quale sia la sua missione ad ogni risveglio, sfruttando una Polaroid per memorizzare chi sono le persone con cui ha quotidianamente a che fare.Quando Gammell e Natalie entrano nella sua vita, l'indagine di Shelby ha una svolta: pare, infatti, che l'uomo sappia qualcosa a proposito dell'identità dell'assassino della moglie di Leonard, e sia disposto ad aiutarlo.Questo sempre che Gammell non sia in realtà lo stesso killer, come sostiene Natalie, pronta a tutto perchè il fu detective elimini l'uomo che lo sta aiutando.
C'era una volta un giovane regista made in UK reduce da un esordio forse un pò troppo presuntuoso ma decisamente valido - Following, per l'esattezza, una sorta di incontro tra il primo Kubrick e Cassavetes con meno carisma e tanta voglia di uscire dal guscio -.
Questo giovane regista, Christopher Nolan, che soltanto qualche anno dopo avrebbe stupito il mondo con giochi di prestigio ed architetture della mente, trovò la sua opportunità grazie ad una produzione che si tradusse in un mix con le potenzialità del blockbuster a tutta la magia del Cinema d'autore: così nacque Memento, una delle pellicole di nicchia di maggior successo del nuovo millennio, indubbio cult costruito anche grazie al passaparola di appassionati entusiasti che, lo ricordo bene, mi travolse fino ad aumentare le mie aspettative a livelli che non percepivo dai tempi del primo Tarantino.
Era piena estate, quando per la prima volta inserii nel lettore dvd questo film, che sarebbe diventato uno dei classici fordiani del periodo: ero appena tornato da Madrid, avevo ancora un solo tattoo e dopo anni di capello lungo mi ero lanciato in una variante blanda del mohawk di Taxi driver.
Fin dalla prima sequenza venni travolto dall'idea certamente spocchiosa eppure vincente del buon Chris: strutturare una pellicola basata interamente sulla memoria che dalla fine portasse lo spettatore fino all'inizio fu una novità assoluta, per il sottoscritto, in grado di trasmettere la sensazione di smarrimento del suo protagonista, costretto a vivere basandosi sugli indizi trasposti in tatuaggi ed indicazioni tracciate a penna su Polaroid scattate per non perdere troppo in fretta l'istante propizio.
In particolare, ricordo che a quella visione - così come ad ognuna delle successive - rimasi particolarmente colpito da una sequenza apparentemente non così fondamentale nell'economia della storia, o quantomeno decisamente meno ricorrente nelle citazioni dei fan della pellicola: Shelby e Natalie - una mai così affascinante Carrie Ann Moss - hanno un litigio argomentando a proposito della colpevolezza di Gammell e sulla portata della sua minaccia, quando la donna arriva a stuzzicare il protagonista a tal punto da scatenare in lui la rabbia necessaria per colpirla in pieno viso.
Uscita di casa, Natalie bussa alla porta di Leonard pochi istanti dopo, con il volto tumefatto: quando Leonard chiede spiegazioni, la risposta è quasi automatica. Il colpevole dell'aggressione è proprio Gammell.
L'impatto che quella scena in particolare ebbe sul sottoscritto fu devastante, quasi il valore della memoria fosse di colpo evidente ai miei occhi, a braccetto con le manipolazioni che la stessa potrebbe prestare ad un qualsiasi individuo entrato nella nostra vita e pronto ad approfittarsene.
In parallelo, straziante è la vicenda dei Jenkins, sfruttata per dare un'ulteriore dimensione al trauma al quale Shelby deve rendere conto ogni giorno: l'iniezione di insulina ripetuta fino alla morte è una pagina commovente e terribile al contempo del film che liberò, di fatto, l'estro di Nolan consegnandolo allo stardom hollywoodiano quasi fosse un monito di quello che sarebbe accaduto con pietre miliari quali The prestige o Inception.
Ancora oggi, a distanza di anni, dopo averlo visto più volte nella sua versione ufficiale ed in quella ricostruita seguendo il corretto svolgimento temporale, provo sempre un certo turbamento, di fronte alle immagini di questo film: mi ricordano un antico detto greco, "l'immortalità sta nel ricordo di chi ci ha amati".
Penso a quando, la mattina, mi alzo sapendo che andrò in bagno, poi ad allenarmi, e dunque al lavoro.
E a chi ho accanto.
E ricordo le volte in cui, dopo una qualche sbronza colossale, il giorno dopo aprivo gli occhi con la sensazione di non sapere dove mi trovassi, o come ci fossi arrivato.
Fortunatamente i molti tatuaggi che ho accumulato sul corpo dai giorni di quella prima visione non devono - ancora - ricordarmi chi sono.
Ma soltanto il mio viaggio fino ad ora.
MrFord
"Where'd you park the car?
Where'd you park the car?
Clothes are all over the furniture
and I might as well
I might as well
sleepy jack the fire drill
run around around around around around.."Radiohead - "Amnesiac/Morning bell" -
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