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Memoranda

Creato il 02 febbraio 2015 da Cultura Salentina

Memoranda

2 febbraio 2015 di Titti De Simeis

© Massimiliano Spedicato: Auschwitz,  2006

© Massimiliano Spedicato: Auschwitz, 2006

 

Come ogni anno. A fine gennaio si commemora la più grande carneficina della Storia. L’eccidio degli ebrei: un popolo contro il quale si sono scagliati i regimi nazisti e fascisti, colpevole solo di far parte di una ‘razza’ da estinguere. E basta. Bambini, donne uomini, anziani. Senza eccezione. Di fame, di freddo, di follia, senza ripensamenti: dovevano morire.

Da allora son trascorsi molti anni ma, ancora oggi, purtroppo o per fortuna, se ne parla. Partono i treni e le settimane della memoria, la programmazione tv è mirata a far conoscere i fatti di un periodo storico atroce. Interviste, film, testimonianze, filmati storici, sopravvissuti. Tutto ruota intorno a questa tragedia. Giusto, educativo. Ma fino a che punto? Il nostro Paese sta vivendo uno dei periodi peggiori, dal punto di vista politico, storico e sociale. Anzi, mi verrebbe da dire che è un periodo senza storia, senza radici politiche, assente di ogni valore. Siamo allo sbando, senza punti fermi, stabilità economica e lavoro. Senza certezze. Abbiamo smesso di crescere, di andare avanti, di avere un futuro. Ma anche un presente. Un popolo in queste condizioni ha paura, molta. Nel sottobosco delle nostre fila sta crescendo una generazione che cerca un appiglio, qualcosa in cui credere, e, non trovando nulla, si sta lasciando andare. E in questa situazione di abbandono rischia di essere travolta, inglobata e assorbita da ideologie di cui già si sente il brusio, il vociare sommesso e la sommossa latente. Ideologie che invogliano al potere, nel quale riversare le proprie frustrazioni, al potere degenere che fa sentire forti attraverso il sopruso, alla prepotenza che sfocia in violenza appagante e che ricompensa le menti instabili e le anime in pericolo. Un potere che ha già sterminato abbastanza, ma il cui seme non ha mai smesso di battere. Come ogni follia ideologica, ha mantenuto vivo il respiro, nutrito dal silenzio dell’attesa. Ogni tanto ha fatto capolino, il giusto spazio per ricordarci che c’è.

Dunque, siamo proprio sicuri che questo ricordo della Schoah, reiterato da anni ed in modo così accanito sui particolari, sulle immagini più crude e strazianti, valga proprio per tutti come esempio da non seguire? Siamo convinti che il ‘repetita iuvant’, in questo caso non sia, piuttosto, un aiuto a trovare la strada per una ‘rinascita’? I germi ci sono ed hanno lasciato l’impronta più di una volta, creando panico. Un passato come quello può diventare l’esempio da riportare alla ribalta, come ogni argomento proibito, simbolo di un estremismo che darebbe luce al buio in cui brancolano certe ‘intelligenze’ destinate alla non pronuncia di se stesse e che troverebbero finalmente voce nell’emergere, purtroppo, in quel modo. Stiamo vivendo un momento pericoloso, siamo sotto gli occhi di chi non vede, di chi guarda solo in superficie ed è convinto di avere tutto sotto controllo. O forse aspetta che il controllo lo perdiamo noi. Per legalizzare una certa politica, una democrazia ormai agonizzante.

Le generazioni più giovani non conoscono, non sanno. Vedono per la prima volta quei filmati, ne vivono il terrore per la prima volta. Molti, invece, ne avvertono il fascino, la grandezza e ne assorbono l’ispirazione. Disinneschiamo, dove possibile, il vivaio delle menti pericolanti. Facciamoci interpreti di un presente che non vuole e non deve tornare indietro. Guardiamo quel passato insieme con loro, insegniamo a filtrarlo, induciamoli ad averne paura. Diamo loro il telecomando e invogliamoli a premere ‘off’, quando è troppo, quando acceca, quando spaventa, davvero.

Finché decidano che così non si fa. E non deve farsi, mai più.

 


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