Robert Jordan ha avuto bisogno di quattordici romanzi per raccontarci gli avvenimenti che portano alla fine della Terza Era, perché io sarei dovuta riuscire a riassumere gli eventi di Memoria di luce in un solo messaggio? I personaggi della Ruota del Tempo sono tanti, troppi per poterli liquidare in fretta, anche perché spesso riflettono qualche caratteristica del Creatore di Randland o portano avanti discorsi importanti. E intanto che io tergiversavo con i miei commenti Fanucci ha fatto in tempo a tradurre A Memory of Light, e ora possiamo parlare del libro in italiano. Con tanto di spoiler da tutto il libro, anche se per ora nella nostra lingua ne ho letta solo una piccola parte. Ho troppe cose da fare in troppo poco tempo per dedicare a Robert e al suo coautore Brandon Sanderson tutta l’attenzione che vorrei. Una piccola parte parlando della Ruota del Tempo, ovviamente, perché molti autori scrivono romanzi più brevi della piccola sezione di libro che ho letto io…
Perché a volte chiamo Jordan il Creatore? Perché è così che spesso lo chiamano i fan americani. La Ruota del Tempo ha il suo Creatore, colui che ha imprigionato il Tenebroso al di fuori del Disegno, anche se la voce del Creatore si sente ben poco, forse solo nell’Occhio del Mondo. Ma sulla Terra, per noi lettori, chi ha creato La Ruota del Tempo? Robert Jordan, quindi per noi lui è il Creatore.
Cominciamo proprio da Jordan. Come avevo notato nella mia recensione di tre anni fa, nella Lama dei sogni (pag. 426) Robert stesso era apparso sotto forma di piccolo ter’angreal, come una comparsata Hitchockiana:
Già nel Sentiero dei pugnali era comparso un piccolo ter’angreal con il quale lo stesso scrittore si ritagliava un ruolo da comparsa. Qui la statuetta compare di nuovo, e la descrizione che la accompagna è un po’ più articolata:
“Indicò la statuetta di un uomo tarchiato e barbuto con un sorriso allegro, che reggeva un libro. Alta due piedi, pareva di bronzo scurito dal tempo e di certo pareva abbastanza pesante da poterlo essere. «Guardarlo mette sempre voglia di ridere anche a me, mia signora.»
«Anche a me, Stephanie Pelden» disse Aviendha, accarezzando la testa di bronzo dell’uomo. «Contiene più del libro che vedi. Contiene migliaia e migliaia di libri.»”
Un uomo tarchiato e barbuto dall’aspetto allegro e con un libro in mano, la cui testa ne contiene migliaia di invisibili. Quale ritratto migliore per Jordan?
E per sottolineare ancora di più il concetto sulla testa della statuetta erano comparse le parole della Lingua Antica Ansoen e Imsoen, traducibili con Menzogna e Verità o forse con Invenzione e Non Invenzione. In pratica si tratta di un ter’angreal biblioteca, e prima di iniziare a scrivere Jordan era abituato a leggere 300 libri l’anno. Non sto scherzando, al di là dei progetti per le sue opere e di tutto quello che doveva avere in mente per realizzare una saga tanto grandiosa, quell’uomo era un’enciclopedia vivente. Anche se di sfuggita, è stato bello rivedere Robert sulla scena.
Passiamo agli altri.
Elayne. Bello vedere come un mondo senza Tenebroso l’avrebbe privata della sua vitalità. Sì, quella era solo una visione di Rand che non ha mai toccato il personaggio, ma ci ha ricordato che la regina dell’Andor, come tutti, ha i suoi lati non proprio luminosi. Ricordiamoci come tante volte ha trattato Mat, o come non abbia esitato a impadronirsi del trono di Cairhien. È in gamba, certo, ma le cose devono andare come dice lei o sono rogne. Mi ha stupita vederla a capo delle forze della Luce, la cosa mi è sembrata un po’ troppo facile considerando invece le difficoltà precedenti per ottenere il pieno controllo del suo stesso trono. Da quando i regnanti sono così accomodanti? Però è vero che l’Ultima Battaglia era alle porte e che c’era poco da discutere. È stata comunque saggia ad abbandonare Caemlyn senza fare follie quando ha visto che era perduta, ha capito la logica di Birgitte quando ha fatto sapere chi è il padre dei suoi figli ed è stata pronta ad ascoltare Tam e ad agire di conseguenza. Doilin Mellar le ha dimostrato quanto sia sbagliato affidarsi alle profezie per essere protetti, perché davvero lei avrebbe potuto rimanere impotente alla sua mercé e partorire ugualmente i suoi bambini. Ho davvero avuto paura, e sono stata anche un po’ disgustata, quando lui ha ucciso Birgitte. Mi piaceva molto, era una donna forte e fragile allo stesso tempo, che faceva del suo meglio per ignorare i lati fragili e trasformarli in qualcosa di forte. Ed era anche dannatamente in gamba. Quando è tornata, al suono del Corno di Valere, è stato perfetto: un circolo compiuto come meglio non si sarebbe potuto fare. Non sarà più la custode di Elayne, ma finito questo periodo di guerre Elayne non avrà più così tanto bisogno di lei e potrà scegliere qualcun altro. E lei ha di nuovo tutti i suoi ricordi, quelli delle vite che ha vissuto ogni volta che è rinata, quelli del Tel’aran’rhiod, e quelli della vita con Elayne. Non sappiamo che fine abbia fatto Gaidal Cain, piccolo filo disperso nei meandri della trama, ma possiamo farne a meno. L’importante è che Birgitte Arco d’argento abbia compiuto la sua vendetta.
L’ilustrazione della versione ebook di The Path of Daggers, ottavo romanzo della Ruota del Tempo
Mi spiace che Aviendha avrà problemi a camminare, anche se immagino che potrà sempre inventare una qualche tessitura che l’aiuti a muoversi meglio. La sua è una trama di guerriglia. Affascinante ma le sue parti più forti sono già passate, culminate con il viaggio nel Rhuidean delle Torri di mezzanotte. La morte di Ruarc però ci fa ben sperare e ci dice che il futuro non è ancora stato scritto. Avverrà quel che le perone faranno sì che avvenga, le decisioni stanno a loro. Mi spiace però che Ruarc sia morto così, con in cervello ridotto in pappa da uno dei Reietti. Avrei preferito vederlo morire eroicamente, dopo il lungo cammino percorso al fianco di Rand –a volte è stato uno dei pochi sostegni a cui aggrapparsi, sempre solido e presente – ma è anche vero che se nella danza delle lance era abilissimo l’Unico Potere sbilancia troppo gli equilibri in gioco. Bellissimo, però, il modo in cui Aviendha riesce ad avere la meglio su Graendal. Quando avevamo letto di Elayne che perdeva il controllo di una tessitura, nel Sentiero dei pugnali, avevamo pensato al pericolo immediato. Seanchan, un’esplosione, il rischio della morte o della quietatura. Chi avrebbe mai pensato che la stessa situazione si sarebbe riproposta qui?
Ricordiamolo, se non vogliamo far apparire le nostre soluzioni come deus ex machina dobbiamo anticiparle in un qualche modo. Non che io abbia soluzioni da anticipare, non scrivo narrativa, ma le svolte della trama vanno preparate, e le armi vanno mostrate. E che la Coercizione si ritorca contro chi ne ha sempre abusato è solo giustizia. Ancora più che con Birgitte e Mellar questa scena ha risvegliato in me lo spirito del tifoso che esulta per un colpo incredibile appena messo a segno dal proprio campione.
L’ultima delle donne di Rand è Min, anche se mi irrita un po’ vedere l’ex Drago tutto felice impegnato a chiedersi quale delle tre correrà da lui. Lasciamo stare che Aviendha non può correre, che Elayne ha due regni da governare e che Min di fatto è una prigioniera, l’idea di tre donne che corrono dietro allo stesso uomo mi irrita alquanto. Era più facile perdonare la cosa quando su di lui pendeva un destino di morte, ma così…
Min comunque non può correre da nessuna parte visto che Fortuona ha messo le sue grinfie su di lei. Mi piaceva molto di più quando era Tuon e non poteva dare ordini con quella sua aria saputa da Seanchan. Sarebbe servita Egwene per rimetterla in riga, peccato che la mia Amyrlin preferita non possa più rimettere in riga nessuno. Spetta quindi a Mat e Min farlo. Jordan voleva dedicare un sequel al ritorno dell’imperatrice e del suo consorte nell’Impero, ma è una storia che non leggeremo mai. La Ruota del Tempo è finita, e ne sento già la mancanza.