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Memorie di viaggio: io, Barça, la sangria e il Kobo Touch - storia del sequel mancato di "Vicky, Cristina e Barcelona"!

Creato il 14 novembre 2012 da Mik_94
Quello che dovrebbe essere il resoconto di un viaggio memorabile perde ogni giorno un po' della sua freschezza. Rimando, rimando, rimando e intanto i giorni passano e i ricordi si ingialliscono come vecchie foto. Solo adesso, mentre scrivo, mi accorgo che è tutto finito. Ufficialmente. La gita dell'ultimo anno – quella che segna il consolidarsi di vecchie amicizie, quella bramata e aspettata per cinque anni di liceo, quella che ci proietta al giorno piovoso del nostro primo giorno di scuola e al momento in cui dovremo dire addio all'amato/odiato istituto che è stato testimone delle nostre lacrime e delle nostre gioie – è un misto di gioia e nostalgia. Siamo trascinati a metà strada tra passato, presente e futuro. Con ricordi di prof carogne ormai alle spalle, il pensiero degli esami ad alitarci gelido e inquietante sul collo e quei compagni che speriamo di trovare sempre lì, fissi sulla soglia del nostro orizzonte come stelle onnipresenti. Osservando le fotografie su facebook di quegli studenti pazzi e romantici che, prima di me, sono saliti e scesi dal frenetico treno che è la vita liceale, vedo foto di gruppo a maniche corte e braccia nude, con gli occhi che ridono protetti dagli occhiali da sole e il cielo che risplende delle luci di Maggio. Foto in cui la paura degli imminenti esami è distesa da un sorriso pacifico e spensierato e l'ansia è rimandata a data da destinarsi. Conta solo quel momento. Con una gita anticipata drasticamente, mi trovo a vivere una situazione diversa. Gli esami sono ancora lontani, ma ho come l'impressione di avere già detto addio a tutti. Quando, a Pescara, ho messo piede a terra, dopo un'ora e mezza di volo e sballottamenti vari, sapevo che era finita. Nessuna meta da attendere con l'aspettativa di un tempo, nessun motivo per cui continuare a sbattere la testa sui libri, nessun buon primo proposito per l'anno nuovo. Tutte le tappe bruciate in partenza. E saranno state le orecchie che fischiavano, gli occhi che si chiudevano, il pavimento che non smetteva di girare, il cerchio invisibile che mi ronzava intorno alla testa. Saranno state la stanchezza e il sonno accumulato in sette giorni senza sonno; sarà che voglio sempre ciò che non posso avere e che gli arrivi e le partenze mi intristiscono. Ma dopo aver vissuto una città così, al ritorno, mi sono sentito chiuso in una scatolina che aveva l'aspetto di un posto che ho sempre chiamato casa. Barcellona ti apre la mente, il cuore e quegli occhi sbarrati dalla meraviglia, che si perdono dietro grattacieli da film e a palazzi che sembrano intagliati nel pan di zenzero delle favole. Perfino la pioggia è più spettacolare. Qui piove, e io mi chiudo in casa, con i miei libri e il mio malumore. Lì dà adrenalina, l'impressione di trovarsi a un concerto che suona solo per noi e che non chiude i battenti per quattro gocce spruzzate da nubi passeggere. Mi mancano quelle luci sfavillanti, brillanti come in una metropoli americana e colorate come i frammenti arcobaleno che rivestono le meraviglie visionarie del parco Guell e le tazzine a tema, vendute a prezzi esorbitanti in ogni angolo di strada.Mi manca quella vita da rockstar. Con le lenzuola cambiate ogni giorno, le risate e le esperienze condivise in un'unica camera d'albergo, le sigarette al sapore di vaniglia e cioccolato, le puntate di Games of Thrones trasmesse alle sette del mattino e, allo scoccare della mezzanotte... bhe, programmi che non hanno nulla a che fare con quelli del nostro soporifero Marzullo. Piccola considerazione personale: E.L James deve essere stata lì. Biricchina!Mi manca il beato menefreghismo di chi, straniero in terra di stranieri, può sentirsi libero di fare quello che vuole. Il mio mantra? Chissene, nessuno mi conosce!Partivano così discorsi davvero poco filosofici con i prof, avventure serali al supermercato per un festino improvvisato su due piedi, serate in discoteca in cui – la timidezza in valigia – abbandonavo il mio solito angolino per raggiungere il centro della pista (e la cima del cubo!), imbarazzantissime e super segrete (quindi, shhhhhhhh!) incursioni in un sexy shop sulla falsa riga dell'esilarante Will ti presento Will e parodie in metro del tormentone Gangnam Style. E mi mancano già quegli amici a cui, a giugno, dirò arrivederci e che mi sto godendo come se avessi tutto il tempo del mondo a mia disposizione. Mi manca l'essere stato, anche solo per sette giorni, così poco... me. Quello malinconico, serio, riflessivo e forse un po' noioso. Una parte del mio essere che era ordinatamente riposta nel bagaglio a mano e che, nei momenti di pausa, emergeva timidamente. Un appendice luminosa e tecnologica, che sembrava una variante dell'iPod, ma che nascondeva dietro un semplice click un mondo di fantasia, passione e inventiva. Un mondo di libri. Nel vero senso della parola!In viaggio con me, l'ultima novità firmata Mondadori: il nuovissimo Kobo Touch. Una tavoletta poco più grande di una mano che, come la lavagnetta magica dei bimbi, dà sfogo alla magia e alle meraviglie della lettura.Ebook o non ebook: è questo il dilemma?Come sapete – e non lo nascondo – mi sono sempre espresso a sfavore, da lettore tradizionalista quale sono. Non immaginerete, quindi, il mio stupore e la mia soddisfazione quando una gentilissima addetta all'ufficio stampa della casa editrice mi propose di testare il prodotto. Fino a quel momento, avevo letto gli ebook nel pc, con sforzi di vista notevoli e risultati disastrosi. Pur non essendo passato ufficialmente al lato più tecnologico della lettura, tuttavia, ho provato il piacevole brivido di chi, inizialmente fermo nelle sue decisioni, viene sorpreso in positivo. Il Kobo mi ha aperto un mondo, con un universo di titoli e generi letterari tutti custoditi in un piccolo e prezioso scrigno.Rivestito posteriormente da una copertina vellutata che lo rende morbido come un cuscino, con una batteria instancabile, tre titoli scaricabili gratuitamente per l'eventuale acquirente tra i maggiori successi dell'anno (Cinquanta sfumature di grigio, Il cacciatore di occhi, 1Q84, Steve Jobs) e una serie infinita di grandi classici e di teaser in anteprima, luminoso e pratico, resistente agli urti di aerei in turbolenza e ad attacchi di mal d'aria, non è il nuovo modo di leggere. E' un altro modo di leggere. Non solo il più figo per chi ha il pallino della tecnologia, ma il più immediato e comodo per chi vuole leggere tanto senza temere il peso immane della cultura! Vi faccio qualche esempio pratico.E' ottimo se si viaggia e se si deve già combattere contro un bagaglio che non vuol contenere nemmeno i nostri jeans. Per ingannare l'attesa dal dentista, alla posta o mentre si aspetta che i bambini escano da scuola. Per leggere comodamente (e senza il pericolo scoliosi) un mattone che né le nostre manine, né la nostra libreria possono sorreggere. Per chi non resiste agli acquisti e vorrebbe portarli tutti con sé in borsa o nel zaino, in modo da scegliere uno tra i titoli salvati che maggiormente ci aiuterebbero a fare i conti con il nostro umore altalenante. Per chi, a modo suo, vuole risparmiare.Il Kobo è una spesa che va fatta una volta sola e che rimane nel tempo. Comprensibili remore ci sono riguardo ai prezzi elevati degli ebook.Su questo non ci piove. Io per primo – e mi rivolgo alle grandi case editrici – non pagherei mai un ebook 12,00 euro o più, quando un cartaceo raggiunge i 15, 17.00 euro. Posso dirvi che ci sono comunque editori che guardano ai nostri bisogni e alle nostre tasche, con titoli di grande qualità che costano il prezzo di un aperitivo al bar. O, meglio ancora, vi consiglio di attuare dei legalissimi scambi su Anobii o altri Social Network, in modo da mettere i vostri ebook a disposizione degli altri e di avere l'occasione di scegliere quelli che occupano i posti più alti della vostra wishlist, in un “do ut des” all'insegna del libero scambio, della civiltà e del dialogo tra lettori. E' un marchingegno di chip e di ingranaggi, ma è divertente, solare, professionale e alla mano al tempo stesso. All'accensione, ti accoglie con una bella faccina sorridente in bianco e nero, ma immediatamente ti porta a una schermata che ha l'ordine e la pulizia di una libreria virtuale che nella realtà non avrai mai e ad un dizionarietto che, nel momento necessario, con un click sulla parola incriminata, apre una finestra con tanto di significato etimologico e di divisione in sillabe! Ho dimenticato tanto di quello che avrei voluto dire. Tutti gli altri pregi e tutti i trascurabili difetti. Ma il frutto concreto del suo più grande pregio ce l'ho proprio qui, seduto su una poltrona alle mie spalle. Ha riavvicinato alla lettura mio padre, che in questo momento, con gli occhi vicini allo schermo e le mani strette attorno a questo gioellino di luce, morbidezza e lettere è perso in chi sa quale galassia. E questo avverrà con le vostre mamme sempre affaccendate, i vostri fratellini svogliati, i vostri ragazzi troppo superficiali.Sono dell'idea che non li priverà del piacere della carta e dell'inchiostro. Darà loro una valente e perfetta alternativa. Glieli farà scoprire con lo stupore di un bimbo davanti a un regalo di Natale inaspettato! :)

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