Sembra ispirata da Italo Calvino [1] o da Marc Bloch [2] la bella iniziativa del Consolato Generale d’Italia a Boston, con l’apporto scientifico del MIT Mobile Experience Laboratory. Sono storie nella Storia, quelle degli emigrati italiani a Boston. Prima disperse, orali, frammentate. Adesso affidate al web con Memory Traces, mappa concettuale geolocalizzata in cui tuffarsi per gustare esperienze di vita che diventano patrimonio di italianità. E’ un originale contributo alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità del nostro paese.
La timeline scorre dai primi del 900 fino a oggi. Ogni puntino rosso corrisponde a una testimonianza. Si clicca sul pulsante e si apre una finestra che propone un video ad alta risoluzione, in cui il protagonista racconta la sua storia. ”L’obiettivo – dice il console italiano a Boston, Giuseppe Pastorelli – è valorizzare i successi degli italiani di Boston e preservare la memoria dei nostri connazionali, attraverso i nuovi media, anche per le generazioni più giovani”.
Ci sono italiani conosciuti e meno conosciuti, in Memory Traces. ”Cio’ che noi italiani abbiamo fatto durerà per sempre e non sarà mai dimenticato”, dice ad esempio lo “storico” sindaco di Boston, Thomas Menino. Tra i testimonial di italianità ecco il proprietario della squadra di pallacanestro dell’NBA Boston Celtics, Steve Pagliuca, il presidente pluridecorata squadra di football dei Red Sox, Larry Lucchino, e poi il fondatore della catena di ristorazione Bertucci’s, Joseph Crugnale, il neuroscienziato del MIT Emilio Bizzi, l’oncologo Giulio Draetta e la giornalista del Boston Globe Joan Vennochi, premio Pulitzer nel 1980.
La comunità italiana di Boston risale al 1860 – si legge sul sito del Consolato Generale d’Italia – quando i primi immigranti arrivarono negli Stati Uniti con la speranza di migliorare le loro condizioni di vita. Negli ultimi 150 anni, gli Italo-Americani hanno avuto un ruolo fondamentale per la città di Boston, distinguendosi in vari campi tra i quali, affari, cariche pubbliche, medicina, ricerca, attività’ sociali e accademiche.
L’idea delle Memory Traces è di un altro italiano illustre, il direttore del MIT Mobile Experience Lab, Federico Casalegno, con cui ha collaborato la sezione del Comitato degli Italiani all’Estero di Boston (Comites). L’esperienza sarà presto estesa ad altre città statunitensi.
E’ proprio vero, “la storia non è solo scienza degli uomini, è scienza degli uomini nel tempo” [2].
Fonti: Consolato Generale d’Italia a Boston, MIT, Ansa.
[1] “Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.” Italo Calvino, Le città invisibili, Mondadori, 1993.
[2] “Science des hommes, avons nous dit. C’est encore beaucoup trop vague. Il faut ajouter: des hommes dans le temps”. Marc Bloch, Apologie pour l’Histoire ou Métier d’Historien(Cahiers des Annales, 1941).