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"Men in Black 3" di Barry Sonnenfeld: la recensione in anteprima
Creato il 15 maggio 2012 da Luca OttocentoDopo dieci anni, l’agente J e l’agente K tornano in azione nel terzo capitolo di una delle saghe comico-fantascientifiche più note della storia del cinema. Se il primo film, MIB - Men in Black (1997), divenne fin dall’uscita un cult per la sua impeccabile commistione di trovate fantasiose, ritmo brioso e dialoghi esilaranti, Men in Black II (2002), giudicato sin troppo severamente dalla maggior parte dei critici all’epoca dell’uscita, tentò di riproporre gli ingredienti vincenti del suo predecessore, senza però riuscirci fino in fondo. Il risultato fu un film abbastanza divertente, di discreto intrattenimento e in cui la coppia di protagonisti funzionava ancora piuttosto bene, ma che sostanzialmente, complici la storia poco avvincente e la sostanziale assenza di originalità, perdeva molta della magia e della freschezza del primo episodio.
Con ogni probabilità consapevoli di ciò che non aveva funzionato a dovere in Men in Black II, i produttori e lo sceneggiatore Etan Cohen (Tropic Thunder), al fine di rendere la storia di Men in Black 3 più dinamica e interessante, hanno deciso di giocarsi la carta dei viaggi nel tempo. Pur non brillando certo per originalità, la scelta si rivela però felice e il film trae da questo espediente narrativo una serie di situazioni e gag molto spassose, rendendo al contempo affascinante il mondo diegetico e, di conseguenza, recuperando parte di quella magia che aveva contraddistinto l’inarrivabile primo, storico episodio della saga.
Dopo oltre quarant’anni di carcere, il temibile alieno Boris (Jemaine Clement) fugge dal penitenziario di massima sicurezza costruito appositamente per lui sulla Luna e torna indietro nel luglio del 1969 per uccidere il giovane agente K (John Brolin) ed evitare così che questi lo arresti. Intuite le intenzioni di Boris, detto anche Boris l’animale, l’agente J (Will Smith) torna anch’egli indietro nel tempo per uccidere il criminale ed evitare la morte di K. Questa a grandi linee la storia del film, che sfrutta l’ambientazione del 1969 utilizzando come spunti comici la Factory e la figura di Andy Warhol (sul quale viene fatta una inaspettata rivelazione!), la spedizione spaziale sulla Luna e diversi altri elementi culturali e di costume del periodo. Anche se, a una prima visione, appare forse un po’ contorta, la storia sembra sostanzialmente reggere i vari salti spazio-temporali e Men in Black 3 si rivela un film divertente e che, rispetto ai suoi predecessori, sviluppa molto più a fondo il rapporto tra i due personaggi principali, andando con maggiore decisione in direzione di quella componente melò cui si era già iniziato a ricorrere in Men in Black II con l’introduzione del personaggio interpretato da Rosario Dawson. L’utilizzo del 3D, come purtroppo ormai siamo ampiamente abituati, è lungi dall’essere inventivo o particolarmente stimolante; in alcune sequenze di azione (si vedano ad esempio i carrelli a strapiombo che mettono in scena i viaggi nel tempo), però, è comunque discretamente sfruttato dal regista Barry Sonnenfeld. Se Will Smith si conferma a proprio agio nei panni dell’agente speciale MIB, la sorpresa del film è Josh Brolin, che con un notevole lavoro sulla mimica facciale riesce a rendere in modo molto convincente la figura di un K ventinovenne. Divertente e sexy il cameo iniziale di Nicole Scherzinger, ex leader delle Pussycat Dolls. In uscita mercoledì 23 maggio. Pubblicato su cinemartmagazine
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