In due anni il Pd a Rimini ha perso 15 mila voti, passando da 36.017 (2008) a 20.804 suffragi (2010). La denuncia viene da un consigliere comunale del Pd, Fabio Pazzaglia, in odore di eresia, perché dissente dalla linee ufficiali del partito, rischiando l'espulsione. In Consiglio comunale infatti Pazzaglia non ha votato il bilancio, poi ha chiesto la modifica dello Statuto del Pd per la questione del dissenso e della conseguente espulsione.
Non basta, Pazzaglia accusa i dirigenti di prepotenza ed inadeguatezza. Appunto per quei 15 mila voti perduti. E, ciliegina sulla torta, dichiara di volersi candidare sindaco alle primarie.
Ovviamente non lo staranno a sentire, e anche a Rimini vincerà la Lega.
Andiamo in archivio. Il 6 aprile 2008 a Rimini si è tenuta l'unica manifestazione pubblica del Pd sulle "parole da salvare" dal nostro dialetto, per tramandarle dai nonni ai nipoti.
Il motto veltroniano-omabiano del "si può fare" è stato appunto tradotto in dialetto. Un favore al "localismo" leghista. I risultati del 2010 lo confermano. Poi per le prossime comunali, signori del Pd, non prendetevela con Pazzaglia, vi aveva avvisato.