C’è però forse altro, nella vicenda che ha coinvolto Barbara Spinelli e la sua lista. Molte cose le dice benissimo Raimo su minima&moralia, ma forse manca qualcosa. Parlo da non elettore di questa formazione e persona che è stata soltanto relativamente sorpresa dalla totale incoerenza dei suoi alti gerarchi. C’è un dettaglio che si ripresenta sempre, puntuale, in giornate come questa: cosa impararne. Ovvero dove fermarsi a riflettere, che conclusioni trarre da queste esperienze.
In tal senso, mi sembra piuttosto evidente una lezione fondamentale, da conservare a futura memoria: l’«Italia migliore» vaticinata da Alessandro Gilioli non esiste. Esiste, semmai, un’Italia con idee diverse. E sicuramente, per di più, non è quella che si è trovata legata mani e piedi a un’epopea finita in maniera grottesca in un attico parigino, con un’intellettuale arroccata in una torre d’avorio. Che avrebbe detto la Barbara Spinelli editorialista della Barbara Spinelli politico? Non si possono passare mesi a propagandare il #primalepersone e poi, in spregio di quella tanto decantata democrazia, dimostrare che anche questa volta il principio era piuttosto #primalapersona, ovvero prima un’oligarchia di notabili anche peggiore di quelle che a parole vorrebbe combattere. Non c’è forse bisogno di qualcuno magari con idee radicali, forse anche di formazione post-comunista, ma nuovo, nel senso vero del termine? La sinistra italiana può fare a meno degli intellettuali dell’appello e dei loro proclami spesso vuoti e ancor più spesso disattesi? Riuscirà mai a comprendere che la superiorità morale non è null’altro che un marchio di fabbrica sbandierato a vanvera da opinionisti amici e schernito da corsivi del Giornale?
Servirebbero meno liste e più Tsipras. Credo di poter dire che servirebbero, a quell’area politica, persone come Marco Furfaro – che, dopo essere stato presentato per giorni come europarlamentare eletto con Tsipras, oggi alla Spinelli ha risposto a dovere.
Tra le altre cose, nelle ultime ore abbiamo anche appreso che criticare la composizione, la genesi, i vocabolari e i metodi di queste formazioni non è, come mi hanno mirabilmente appuntato una volta, avere «terrore della sinistra». Anzi, sono sempre più convinto che si tratti dell’esatto opposto. Il problema è che c’è chi non lo capirà mai. E che se oggi al posto della Spinelli ci fosse stato non dico Renzi, ma anche soltanto un Ichino avrebbe inondato i suoi profili social di sdegno, ma vista l’evenienza ha preferito minimizzare: è andata male, peccato. In attesa della prossima lista, con ogni probabilità di nuovo senza Tsipras.
Altro blues.
Dieci cose sulle elezioni europee
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