Non passa giorno senza che non vi sia l’ennesimo convegno, la millesima manifestazione dedicata a discorsi tanto generici quanto inutili sul futuro dell’editoria. Soloni i quali in un tempo normalmente inadeguato discutono di tutto e di nulla senza giungere a delle conclusioni degne di nota, a volte a solo uso e consumo degli sponsor dell’evento in questione.
Per questo, si vuole lanciare un appello: meno panel più workshop, consapevoli che le persone hanno — quando di buona volontà — voglia e bisogno di strumenti e stimoli concreti.
È quello che abbiamo provato a fare, anche, a Prato durante Digit 2014 con tre interventi, da parte di altrettanti componenti del gruppo di lavoro che [against all odds] anima questi spazi con i contributi fattuali di Alessio Cimarelli, Lelio Simi e Pier Luca Santoro [aka il sottoscritto].
Di seguito le slide su Sensor Journalism, ovvero quando la tecnologia italiana si trasforma in giornalismo di precisione, Dalle Native Advertising alla Membership: Strategie editoriali per superare la crisi della pubblicità classica e vivere felici [o almeno provarci] e dell’introduzione al rapporto sul giornalismo digitale nel nostro Paese.
Prendetelo, anche, come un consiglio per i prossimi eventi, se possiamo.
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