27 SETTEMBRE – La svolta della scuola sta forse avvenendo, e i programmi scolastici saranno certamente rivisitati. Lo ha detto il Ministro dell’Istruzione Profumo, enfatizzando l’importanza di una maggiore apertura verso le culture che compongo la nostra società, ormai, senza dubbio, multietnica. Il ministro, in particolar modo, si è soffermato sulla Religione e la Geografia, materie particolarmente sensibili per quanto riguarda gli stranieri, extracomunitari o meno, presenti nelle nostre aule scolastiche.
Per adesso, l’ingegnere non ha dato ulteriori delucidazioni su quali saranno i cambiamenti che vedranno come protagonista la scuola, ma senza dubbio è sua intenzione dare maggior importanza alle altre religioni, anche diverse da quella cattolica, e ai Paesi d’origine dei vari studenti. In questo senso, l’accademico ha proposto che vi sia una didattica della Geografia basata sulle esperienze e le testimonianze di coloro che vengono dall’estero. Per quanto riguarda la Religione, si pensa, o meglio, è ipotizzabile, che il ministro voglia stabilire lo studio delle varie religioni professate da chi siede sui banchi di scuola nelle classi. Questa decisione, ha aggiunto il ministro, è frutto della numerosa presenza di extracomunitari nelle aule scolastiche, nuove culture che devono diventare un arricchimento per gli altri studenti e che, inoltre, devono essere arricchite della nostra cultura. Una proposta del genere era abbastanza prevedibile, vista, ad esempio, l’alta percentuale di allievi musulmani.
Bisogna dire che, attualmente, è impossibile dare un giudizio, visto che mancano dei dati tangibili sui quali esprimersi, ma è pur vero che una mossa del genere potrebbe avere due conseguenze particolarmente gravi: favorire la distanza fra i ragazzi appartenenti a diverse religioni, o al contario, soffocare totalmente il Cristianesimo, già poco forte nelle scuole. Se, infatti, sarà improvvisamente data un’eccessiva importanza alle religioni diverse, c’é già chi teme che gli studenti cristiani si sentano messi da parte, e che aumentino la loro distanza nei confronti di altri. Oppure, dall’altro lato, l’insegnamento tradizionale della religione potrebbe venire soppiantato da uno studio generico e superficiale delle varie religioni e tradizioni culturali (a meno che, ovviamente, non aumentino le ore impartite).
Tutto ruota attorno ad una domanda che sempre più ci si pone: l’Italia è ancora un Paese cattolico? Forse questi cambiamenti saranno una risposta ad un simile quesito, visto che la scuola, sebbene molto sottovalutata negli ultimi anni, è il fulcro attorno a cui ruotano le generazioni che si formeranno, è lo stampo che dà loro consistenza. Se si pensa a realtà come quelle delle grandi città, ad esempio, risulterà immediato capire quanto la situazione di convivenza fra giovani di diverse culture sia effettivamente complessa e di come il ruolo del docente stia quindi cambiando per adeguarsi a queste nuove situazioni sociali e didattiche.
Da ciò deriva che, probabilmente, entro marzo si assisterà ad una nuova riforma riguardante la scuola, una riforma squisitamente didattica, attinente a ciò che potrebbe avvenire nei programmi scolastici dell’immediato futuro. Il mondo della politica sembra attendere che la voce del Vaticano e delle cariche ecclesiastiche si faccia sentire, visto che le riforme prossimamente proposte saranno certamente oggetto di riflessione e fonte di dubbi.
Enrico Cipriani