Sette giorni di giaguaro da smacchiare, di commissione di inchiesta su Mps, su noi che abbiamo salvato il paese, di noi che non dobbiamo disperdere i sacrifici.
Una campagna elettorale giocata sulla paura: la pausa del ritorno del caimano, del nuovo incendio sui mercati, per la vittoria di Grillo e dell'antipolitica.
La paura ma anche le solite promesse: meno tasse, meno burocrazia, più lavoro, più attenzione alle famiglie.
Tranquilli: tra una settimana sarà tutto finito.
E vedremo cosa peserà di più: cioè se alla fine, nel segreto dell'urna, si ritornerà a votare Berlusconi e Maroni e compagnia cantando.
Perché chi se ne frega se ci sono i processi. Chi se ne frega degli scandali, chi se ne frega delle promesse non mantenute.
O forse prevarrà veramente la voglia di cambiare, provare qualcosa di diverso.
E chissà, nel segreto dell'urna, i tanti indecisi potrebbero votare per il M5S: sarebbe una bella ventata di novità. Tanta gente nuova entrerà in Parlamento, non esperta di regolamenti parlamentari o della burocrazia ministeriale, ma che non deve dire grazie all'Ilva, a JP Morgan o Goldman Sachs, a Mediaset o alle altre lobby.
Certo: Grillo e il M5S non concedono interviste. Non conosciamo i candidati, se non andando su internet.
Cancellando i finanziamenti pubblici ai partiti, la politica rimarrà una questione per ricchi o per chi è più capace (non meritevole) di prendere soldi (come Grillo).
C'è anche il rischio che, se dovesse vincere troppo, paradossalmente, bloccherebbe tutto e potrebbe portare anche ad una nuova maggioranza tecnica allargata.
Vedremo.
Una cosa però, va notata: i posti vuoti sugli spazi pubblicitari. Girano meno soldi, e anche per in campagna elettorale si è fatta spending review.