Semi flop, quest’anno, per le mense degli istituti scolastici casalesi. Molti sarebbero infatti gli studenti delle scuole medie che- nei tre giorni settimanali di rientro pomeridiano- hanno scelto di pranzare altrove piuttosto che servirsi delle pietanze fornite in refettorio. (A gestire il servizio nell’annata 2011-2012 è l’azienda vercellese Alessio). E così, nonostante l’alimentazione bilanciata, salutare e controllata, i ragazzi preferiscono godersi la pausa pranzo in pizzeria o sgranocchiando un panino al bar. I numeri parlano chiaro: su circa 240 iscritti solo 155 usufruiscono del servizio mensa all’interno delle musa scolastiche. Dei circa 100 previsti alla scuola media Trevigi solo la metà pranza a scuola; della settantina della Leardi sono solo in 35 quelli che restano. Poche invece le variazioni per quel che riguarda l’istituto Dante Alighieri.
Motivo? Probabilmente le “mode” alimentari del momento (vedi fast-food e simili), ma anche la possibilità di scelta che viene data ai figli da parte dei genitori. Del resto si tratta di ragazzini di 11-12 anni, non più di lattanti.
“Quella fatta dai genitori è una scelata che come educatori non possiamo sostenere”, ha affermato Rossana Gianella, dirigente scolastica. “Dalla mensa messa a disposizione dal Comune esiste una dieta bilanciata e sana, e c’è un’assistenza da parte del personale insegnante. Per questo, come ho spiegato loro, sarebbe opportuno che i genitori aderissero meno alle richieste dei figli, che poi vanno in giro da soli per la città”.
“E’ necessaria una stabilizzazione del servizio mensa”, ha aggiunto il sindaco di Casale, Giorgio Demezzi, “nel senso che le ‘cattive abitudini’ alimentari di fronte a un buon servizio dovrebbero essere superate nell’arco di un anno, un anno e mezzo”.
Insomma, genitori e figli da una parte, istituzioni dall’altra.