ROMA – Una nuova cultura alimentare anche nelle mense scolastiche che strizzano l’occhio ad una nuova tendenza che vede una consapevolezza sempre più ampia di ciò che si porta in tavola. Così, nell’era in cui un bambino su 6 è in sovrappeso e uno su 20 è obeso, le mense scolastiche si mettono “a dieta” per impedire soprattutto che il crescente popolo di “paffutelli” si trasformi in schiere di adulti ipertesi, diabetici, con problemi respiratori e cardiovascolari.
Scrive Carla Massi su il Messaggero:
“Più cibi integrali, meno carne rossa. Più alimenti ricchi di fibre e meno zuccheri semplici.Più prodotti biologici e meno ortaggi delle serre. Più frutta a km zero e meno verdura che arriva da Paesi lontani. Le scuole cominciano ad organizzarsi, aMense, a pensare a una nuova cultura alimentare. Così come è scritto nell’articolo 4 (Tutela della salute nelle scuole) del decreto, approvato qualche settimana fa, del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Non consigli nutrizionali, dunque, ma obblighi di legge. Dettati dall’allarme per l’obesità infantile (uno su tre dai 6 agli undici anni pesa troppo), per l’ipertensione già alle elementari tra i sovrappeso, per la glicemia alta e per il diffuso disagio relazionale dovuto proprio alle grandi forme”
L’obiettivo?
“Disincentivare, nelle scuole di ogni ordine e grado, la somministrazione di alimenti e bevande sconsigliati, ossia contenenti un elevato apporto totale di lipidi per porzione, grassi, zuccheri semplici aggiunti, alte quantità di sodio, nitriti o nitrati utilizzati come additivi, alte quantità di teina, caffeina, taurina e per incentivare la somministrazione di alimenti per tutti coloro che sono affetti da celiachia”
Le mense scolastiche si mettono a dieta:
“Nuovi approvvigionamenti, dunque, di alimenti ricchi di fibre, dalla pasta al pane ai cereali all’orzo ai fagioli alle lenticchie ai carciofi, che regalano una sensazione di sazietà e fanno mangiare il giusto. Che creano massa nell’intestino e facilitano le funzioni fisiologiche. Nessuna preclusione per il pesce condito, è specificato, con olio extravergine di oliva. Come le verdure, i sughi e le zuppe. Via libera per uova, latte e yogurt. Due sole limitazioni, appunto: carni rosse (bue e cavallo) e zuccheri semplici (ad assorbimento rapido quelli utilizzati per i dolci, in polvere o in zollette)”
Ermanno Calcatelli presidente dell’Ordine dei biologi esperto in nutrizione, spiega a il Messaggero:
“La carne rossa si digerisce con difficoltà e, in età adulta, può diventare concausa di patologie anche importanti come il cancro del colon. Attenzione, fin da piccoli, anche al sale. E attenzione anche a tutelare il fegato che non riesce a sopportare carichi di grassi e fritti neppure nei bambini. Piuttosto insegnare ad apprezzare, seppur in piccole dosi, noci e frutta secca”.
Sì alla dieta mediterranea:
“Il cibo di qualità e i prodotti della dieta mediterranea dovranno essere inseriti nei menù delle scuole italiane, dagli asili nido alle superiori. Il testo obbliga le scuole a prevedere, nelle gare d’appalto, una quota per i prodotti biologici e una per i cosiddetti a filiera corta, coltivati cioè in terreni molto vicini a quelli dove vengono prodotti e consumati”
La mensa diventa un vero e proprio “laboratorio didattico” in cui il bambino impara l’arte del cibo e del mangiare:
“Per imparare a scegliere i cibi, per abbinarli nel modo giusto, per far nascere un buon rapporto con l’abitudine al mangiare. Perché sono più di due milioni i giovani che in Italia soffrono del disturbo del comportamento alimentare. Oltre all’obesità anche la bulimia e l’anoressia affliggono gi adolescenti. «Un fenomeno che preoccupa – spiega Piernicola Garofalo presidente della Società italiana di medicina dell’adolescenza che ha lavorato su questi dati – perché tanti giovani non riconoscono il disturbo e rifiutano il trattamento. I problemi vengono riversati sul cibo, l’alimentazione, anche a 8 anni, diventa la soluzione di un disagio, della tossicità delle relazioni e delle tensioni»”
Non solo il pranzo, bambini anche a lezione di prima colazione:
“Nel 2012, dati Unicef-Istat, la quota di bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni che fa il pasto mattutino in modo sregolato si attesta sul 10%. La fascia tra gli 11 e i 17 è quella più a rischio perché, nella maggior parte dei casi, si affida ad una tazza di caffè e latte e basta. Affidandosi poi, nell’arco della giornata a più di uno snack come patatine o noccioline.
I cibi biologici, con ogni probabilità, faranno fatica ad entrare nelle scuole per via dei costi che vengono stimati tra il 50 e il 100% in più rispetto agli stessi non biologici. Nonostante questo, le mense biologiche, a cominciare dai maggiori comuni, sono aumentate del 51% negli ultimi cinque anni: sono 1.196 quelle totalmente bio, la maggioranza nelle regioni del Nord come si legge in una ricerca Nomisma”
Fonte: il Messaggero