Mental training e programmazione per obiettivi

Creato il 19 luglio 2010 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

In questo articolo affronteremo una parte determinante dell’Allenamento Mentale che dovrebbe essere affrontata da subito dal Coach che si appresta a lavorare con un atleta.

Parleremo di un aspetto della prestazione che raramente viene affrontato con metodo a differenza dell’ambito aziendale dove il “goal setting” rappresenta uno strumento indispensabile, conosciuto ed utilizzato, di lavoro.

Possedere obiettivi ben formatirappresenta ciò che vogliamo, il risultato che vogliamo raggiungere. Rappresenta la rotta da seguire. E’ la guida che mantiene la rotta anche nei momenti bui, delle difficoltà e delle incertezze della difficoltà a raggiungere risultati. Avere ben chiaro l’obiettivo significa sapere verso quale direzione orientare tutti i nostri sforzi e le nostre risorse, il nostro piano di allenamento. E’ complesso ottenere ciò che si vuole quando si conosce la meta, figuriamoci quando non la si conosce.

Immaginati all’inizio di un viaggio, qual’è la prima cosa che ti chiede il navigatore quando ti appresti ad affrontare un viaggio e saliin macchina? LA DESTINAZIONE!!!

Spesso, nella prestazione sportiva, le persone hanno obiettivi generici o, peggio ancora, dettati da altri; tutto questo ci limita a vivere alla giornata, influendo in modo pazzesco anche sulla qualità dei nostri allenamenti. Esercitarsied impegnarsi tanto senza sapere cosa si vuole raggiungere non produce effetti significativi ma nonostante ciò, pare essere una delle attività più diffuse dalla maggior parte degli sportivi.

Conoscere ciò che vogliamo è indispensabile eppure, la formazione che abbiamo ricevuto e l’approccio votato al miglioramento fa sì che sia più facile concentrarsi su ciò che non vogliamo. Non vogliamo sbagliare, non vogliamo perdere la concentrazione, non vogliamo porgere il fianco all’avversario ecc….

Tutto questo orienta la nostra mente a cogliere tutti i dettagli legati alle difficoltà, falsando la percezione della nostra realtà.

Sarà scontato e facile comprendere come quell’atteggiamento di estremo coinvolgimento definito “passione”, e il piacere che deriva dalla pratica di un’attività, possano rappresentare il motore principale allo svolgimento di qualsiasi compito, di un programma di allenamento intenso e certamente dispendioso.

Ti sarà capitato di chiederti dove trovo la forza, la costanza d’applicazione nel fare una cosa ripetitiva nel tempo che include alti e bassi nelle prestazioni e nei risultati?

Cosa fa sì che i nostri pensieri vedano le rinunce necessarie (condurre una vita regolata, alimentazione curata, riposare correttamente, allenarsi diverse volte alla settimana) come un fatto normale e non ci facciano percepire il “sacrificio”?

Avrai sicuramente sentito parlare di motivazione e soprattutto notato l’uso smodato del termine, nei discorsi delle persone, sulla stampa e in tutte quelle occasioni in cui si parla di un processo finalizzato al raggiungimento di una performance, in ambito sportivo e no.

Bene, ora rifletti un attimo e pensa: cosa rappresenta per me la motivazione ?
Nella mia esperienza ogni volta che ho posto questa domanda, mi sono trovato di fronte a voli pindarici che ricercavano definizioni complesse, piene di paroloni ma prive di un significato chiaro e preciso.
Analizziamoinsieme la parola stessa MOTIVAZIONE.
Se la osservi attentamente e la dividi a metà, otterrai due parole MOTIV e AZIONE.

Il nostro approccio è proprio determinato da questo pragmatismo ossia, la motivazione rappresenta una situazione in cui ho un BUON MOTIVO per fare una cosa (AZIONE)!!!

Il tutto può sembrare banale e scontato, ma ti posso garantire che in moltissimi casi non è così.

Siamo proprio certi che tutto quello che facciamo ha, per noi, un buon motivo per essere fatto?

Siamo certi che tutto quello in cui investiamo energie sia realmente importante per noi piuttosto che per altri?

Quando riusciamo ad ottenere risultati duraturi?

Certamente nel momento in cui lo desideriamo con tutto noi stessi, per quello che rappresenta e per tutto ciò che ne ricaviamo, che otterremo raggiungendo quell’obiettivo.

Immagina a quando si desidera fortemente una cosa; la mente si concentra incessantemente su di essa e a come riuscire ad ottenerla, a cosa fare per raggiungere quell’obiettivo.

Pensiamo ad una gara importante per la nostra carriera. In questo caso, vista la posta in palio, saremo disponibili a sottoporci a programmi di allenamento veramente intensi, a sacrifici e dispendio di energie che in altri momenti della nostra vita non sarebbero nemmeno ipotizzabili.

Il motivo in questione è sicuramente molto forte e il “premio” in palio, giustifica ampiamente il “prezzo” da pagare.

Prendiamo ora in considerazione la maggior parte delle situazioni che si presentano nella nostra carriera e soprattutto come ci si comporta normalmente.

In quante situazioni della nostra stagione sportiva siamo veramente al massimo della nostra condizione?

Perchè spesso partiamo già con l’idea di voler ottenere il massimo ma non siamo disponibili a spenderetutto per comportarci al massimo?

Spesso ci accontentiamo di non perdere. Ma non perdere non significa vincere.

Possiamo accettare che esistano situazioni nelle quali “limitare i danni” può bastare ma si tratta di episodi.

La spiegazione più frequente a questo fenomeno, risiede nel fatto che i singoli momenti di una stagione, non vengono vissuti come vari tasselli di un puzzle che insieme formano l’immagine completa, ma piuttosto come singoli eventi con significati legati al momento.

Ogni singolo tassello consente la formazione di un qualcosa di molto più grande, si tratta di una partita che non si sviluppa secondo i classici punteggi e che come tutte le partite va preparata a dovere.

In altri post affronteremo anche come programmare nella pratica obiettivi che ci aiutino a vivere il percorso per il raggiungimento di una performance come un viaggio organizzato nei minimi dettagli.

Rimanete sintonizzati!!!

Di Roberto Merli


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