Mental Training e Spirito Olimpico

Creato il 23 luglio 2012 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Venerdì 27 luglio 2012, inizieranno ufficialmente le Olimpiadi di Londra. La 30° edizione dei Giochi, che renderà la capitale inglese, la prima città della storia ad averne ospitato 2 edizioni (la prima fu nel 1908).

Le Olimpiadi sono l’appuntamento principe dove l’allenamento fisico e mentale raggiungono l’apice… e dove il Mental Training può effettivamente fare la differenza!

Da sempre le Olimpiadi hanno il potere di farmi appassionare a qualsiasi disciplina… le guardo tutte! Tifo come un pazzo qualsiasi atleta italiano… sperando di vedere l’Italia salire il più possibile nel medagliere.

Le Olimpiadi affondano le loro radici nella Storia: hanno fatto da sfondo ad avvenimenti storicamente importanti… e spesso addirittura hanno avuto la forza di “cambiare la storia… con le sue storie”.

Eh già, le Olimpiadi sono fatte di storie… in grado di far sognare… e in grado di far prendere decisioni importanti ed assumere nuovi comportamenti.

Oggi voglio proporti un po’ di Momenti Olimpici che in un modo o nell’altro hanno un qualcosa in più di una medaglia… ma hanno saputo ispirare migliaia di persone.

# Londra 1908

Ray Ewry (USA) nel “salto da fermo” vinse la medaglia d’oro.

Un ragazzo con una flessibilità incredibile, tanto da valergli il nome di “Uomo Gomma”. E fino a qui nulla di strano… ma all’età di 5 anni gli fu diagnosticata una malattia che lo avrebbe dovuto paralizzare e costringerlo su di una sedia a rotelle. Ma lui non si rassegnò e si allenò come un pazzo (molto di più di 10.000 ore) e, le storie raccontano che utilizzò tantissimo anche l’antenato del Mental Training: il training autogeno… allenamento fisico e mentale…

Forse un qualcosa di più di una medaglia, ma la ferma volontà di non rassegnarsi ad una diagnosi…

# Berlino 1936

Hitler aveva commissionato ad un gruppo di registi un montaggio che mettesse in mostra la  superiorità della razza ariana, solo che nessuno lo aveva detto a Jesse Owens. Un ragazzo di colore che vinse 4 ori olimpici!!! Lasciando i biondi spettatori a bocca aperta!

La cosa bella è che nel salto in lungo doveva affrontare il tedesco Lutz Long e fu proprio lui (Long) a suggerirgli la tecnica per superare la misura minima ed accedere in finale… i due diventarono amici!

Jesse Owens era un ragazzo dell’Alabama più povera che nella vita aveva fatto lavori come il fattorino, il lustrascarpe, il gelataio, lo strillone, il giardiniere… poi però il 25 maggio del ’35 in un meeting di atletica nel Michigan in 45 minuti siglò 4 record del mondo!

Un ragazzo dell’America della Grande Depressione, che grazie all’atletica ebbe la possibilità di studiare, andare all’università e far trovare al padre un lavoro sicuro.

Anche in questo caso… la molla fu molto più di una medaglia… ma la voglia di uscire dalla povertà dilagante di quel periodo.

# Roma 1960

Le Olimpiadi di Cassius Clay, ma soprattutto di Abebe Bikila, etiope, che stravinse la maratona… correndo a piedi nudi. Una decisione che simboleggiava la voglia di liberà dal colonialismo europeo.

Divenne un eroe nazionale… una speranza per milioni di africani.

Anche in questo caso la medaglia d’oro non era un fine, ma un mezzo per condividere un messaggio con milioni di persone!

# Tokyo 1964

Qui non fu un’atleta a simboleggiare lo spirito olimpico, ma Yoshinori Sakai: uno studente giapponese che nato ad Hiroshima esattamente nel momento in cui la bomba atomica devastava la città.

Un messaggio di speranza e rinascita!

# Messico 1968

Black Power. Tommie Smith e John Carlos (USA) salgono sul podio e nel momento dell’inno indossano un guantino nero e alzano il pugno al cielo. Una protesta contro il razzismo in silenzio… ma un SILENZIO ASSORDANTE!

I due atleti vennero espulsi dai Giochi ma passano alla storia!

Tutto era previsto… e quindi avevano previsto di vincere. Per prevedere di vincere ai Giochi Olimpici, devi allenarti come nessun altro.

Un popolo, un movimento, una forza incredibile era con quei due ragazzimolto più di una medaglia… molto più di un pugno alzato…

# Monaco di Baviera 1972

Mark Spitz americano, ma ebreo di origine, vince 7 ori olimpici nel nuoto. Un qualcosa mai  successo prima. Vince i sette ori stabilendo sette record del mondo.

Dietro a Mark c’è una storia di sport. Lui è californiano ma inizia a nuotare all’età di 4 anni alle Hawaii, dopodiché a 6 torna in California. Il padre lo vuole far diventare un nuotatore di successo e lo iscrive alle scuole di nuoto più prestigiose. Gli inculca il mantra “Nuotare non è tutto, vincere lo è”.

Nel ’68 in Messico, dichiara che avrebbe vinto 4 ori, ma alla fine ne vince “solo” due… e per pulirsi da quell’onta, si allena come un pazzo per i 4 anni successivi e in Germania sbaraglia la concorrenza.

Ma fu così logoro da quella vita completamente dedicata al nuoto, che si ritirò esattamente dopo quelle olimpiadi… a solo 22 anni e dichiarò: “Cosa potrei fare di più? Sono come un costruttore di auto che ha fabbricato la macchina perfetta”.

Niente male come autostima ;-)

# Los Angeles 1984

Frederick Carlton Lewis… per tutti Carl, vince 4 medaglie olimpiche, eguagliano il Record di Jesse Owens e per tutti diventa “Il Figlio del Vento”.

Lewis ha vinto 10 medaglie olimpiche di cui 9 d’oro e ha vinto per 4 olimpiadi diverse la gara del Salto in Lungo.

Ci sono migliaia di altri esempi… e molto spesso le storie più belle non sono quelle di vittorie, ma di esempi di sconfitte brucianti, come la storia di Derk Redmond:

Questi ragazzi hanno il grande merito di aver reso possibili prestazioni che si credevano inarrivabili.

Hanno dato a tantissime persone la speranza, la voglia, la determinazione… sono state da ESEMPIO per tutti noi.

Nutri la tua mente con questi esempi… e diventa tu un esempio: metti tutto te stesso nel raggiungere risultati straordinari.

Quelli lasceranno un solco … e rimarranno per sempre.

Non è una medaglia d’oro… ma è il motivo, l’ideale, la voglia e la tua determinazione… conta il Cuore che ci metti!

Buone olimpiadi, buona estate… e in bocca al lupo per i tuoi successi.

Keep running.

Di Giuseppe Montanari


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