Mentalità Cip. Cip come traslitterazione in italiano di chip e di cheap e traduzione del verso degli uccellini (in inglese tweet). Ovvero una mentalità che si basa sulle sintesi che si trovano sul web, che esalta la rapidità ma tralascia i tempi lunghi della riflessione e dell'analisi delle complessità di ogni tematica, che crede messianicamente nel potere delle nuove tecnologie della comunicazione, che spesso si ferma alle idee a buon mercato che si trovano sul web da approvare con un like e via senza pensarci troppo.
Un tema su cui mi tratterrò più diffusamente in un prossimo post.
Coloro che vivono in questa dimensione hanno trovato in Italia il loro profeta in Riccardo Luna, l'ex direttore di Wired. Oggi Luna ha scritto un testo di tipica cultura cip su Il Post ma il commento di Fennix ha colto davvero nel segno. Lo riporto quasi integralmente dato che rappresenta un'ottima messa in discussione di un certo tipo di approccio che rischia di banalizzare anche quel poco di cultura digitale autoctona italiana:
"Ma, Riccardo, hai forse diviso le acque del Mar Rosso? Hai portato un miliardo di indiani all’indipendenza, come Gandhi? Senza cattiveria, ci vorrebbe un po’ di misura… Mi piace la tua sfida al cinismo, così tipico dei giornalisti, però esageri. E nella tua esagerazione noto un tratto ahimè comune e molto stucchevole che ricorre in rete: chi ha a che fare con Internet si sente troppo spesso un eroico pioniere, un coraggioso avanguardista, un esemplare unico di essere umano più buono, democratico e, ci mancherebbe, innovatore. Amici, siamo sicuramente più cool e moderni del curatore del catalogo Bollaffi, però non siamo Barack Obama e neanche Al Gore, che pretendeva di avere inventato “le autostrade dell’informazione” già vent’anni fa. Sù, un giornale ha cambiato direttore. Succede"