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Qualche istante di buio e poi rocce frastagliate a picco su un'acqua di un blu abbacinante, che ti fa capire perché questo contorno di Francia porti il nome di un colore: l'azzurro del mare è talmente intenso, talmente pieno che ti sembra non esista altro, che tutto il resto del paesaggio, naturalistico ed urbano, sia stato costruito in funzione di questo azzurro, per esaltarlo e fargli riempire occhi ed anima di chi lo vede.
Sembra diverso dal mare della Liguria, nonostante sia di fatto lo stesso mare, osservato a pochi metri di distanza: è come una fotografia ritoccata con un filtro che ne esalti l'intensità e la luminosità, come un volto i cui lineamenti vengano resi più belli e dolci da un make-up sapiente.
Attraversare questo tunnel è come scivolare nella tana del Bianconiglio o infilarsi nell'armadio che porta a Narnia: sembra di finire in un mondo parallelo che è specchio di quello che ci si lascia alle spalle, ma che ha una declinazione più luminosa, più delicata - un filtro ideale di come vorremmo che fossero le cose.
La Costa Azzurra ha lo stesso paesaggio della Riviera di Ponente ligure.
Gli stessi borghi dai toni pastello arroccati sui declivi delle Alpi che scendono verso il mare, gli stessi sentierini in salita che richiedono polpacci allenati.
Però ha una cura, un amor proprio diverso: le strade sono pulite, le facciate pastello delle case sono tinteggiate di fresco, ci sono fiori alle finestre delle case e nelle aiuole, c'è un'attenzione ai particolari che lascia trapelare amore e rispetto per il luogo in cui si vive.
Sono come due sorelle identiche, ma una è ben vestita e fresca di parrucchiere, mentre l'altra gira in tuta ed ha i capelli arruffati.
Mentone è un paesaggio dipinto su un sasso, sono delle matite colorate uscite fuori a ventaglio dall'astuccio di un bambino, sono delle piume dai colori tenui che incoronano il capo di un pappagallo.
La vedi da lontano, con le sue case che hanno i colori dell'alba e del Mediterraneo accoccolate in alto, strette strette come se si stessero tenendo sottobraccio.
La vedi così, fresca ed illuminata dal sole, con le punte dei piedi a lambire l'acqua - e ti viene da sospirare, da farne un quadro, una cartolina da portare con te, come una promessa d'estate e di intima bellezza.
Mentone è famosa per la Festa dei Limoni, che si tiene a febbraio - ed ha in sé questa freschezza, la stessa leggerezza frizzante di una fraganza agrumata.
Ti inoltri nei suoi vicoli lastricati, ed è come se ti invitasse a salire sempre di più, ad aprirti le porte delle stanze dei suoi piani superiori, ad esplorarla, a curiosare negli angoli nascosti, a fermarti per riprendere fiato sbirciando di sotto, in qualche punto dove il panorama si apre come una finestra che si spalanca all'improvviso per lasciarti ammirare il mare.
La basilica barocca di San Michele Arcangelo, che una signora mi invita a fotografare salendo in piedi su una panchina per avere una migliore prospettiva, ha l'aria dominante ma condiscendente, e si tinge di giallo per confondersi con il sole e dare l'impressione di sbucare direttamente fuori dal terreno collinoso che sale.
Sullo spiazzo davanti alla chiesa, San Michele indica uno stretto passaggio che porta ad un fiabesco dedalo di vicoletti che si snodano fra casette fiorite e colorate.
E' come passeggiare in un presepe, in un villaggio di gnomi.
Ogni casa ha una sua personalità ed una sua storia, ma hanno tutte in comune grande cura ed amore - qualcosa che ti intenerisce e ti farebbe venir voglia di ascoltarle tutte, una per una, le loro storie.
In cima alla collina, come una metafora della vita ineluttabile, ma quasi serena nella sua bellezza, c'è un piccolo ed interessante cimitero monumentale, potente nel suo fascino malinconico e tragico.
La cupa bellezza gotica delle sue inferriate arrugginite, dei suoi pilastri decapitati e delle sue lapidi spezzate è alleggerita dalla luminosità del mare, azzurro e glorioso, che da qui si riesce a contemplare come una tavola lucida e preziosa estesa fino all'infinito.
Una statua velata emerge da una tomba, e si slancia anelante verso di esso, come se rimpiangesse di non poterlo più vedere e sentire.
O come se bastasse il suo potente incantesimo per riportarla indietro...
E se il punto più alto di Mentone nasconde una metafora della vita, la sua fase finale a cui si giunge salendo attraverso vicoli stretti ma a tratti bellissimi, allora, per trovare una metafora del suo inizio, bisogna scendere giù.
Bisogna tornare all'acqua, che è il principio di tutto.
E, nella giornata di fine ottobre in cui ci sono stata io, sembrava anche un principio di estate.
Un principio di cose belle...
Come ad esempio rimanere seduti in silenzio su una spiaggia, a contemplare il verde marino, con i sassolini che si infilano pungenti in mezzo alle dita dei piedi scalzi, e con Mentone che ti veglia alle spalle...
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