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Mentre passiamo bruciando

Creato il 08 marzo 2014 da Violentafiducia0

l’azione consiste nel confronto fra
il rifiuto della storia
sovrappone un’altra immagine
l’arte dell’impazienza
la parola come un oggetto
un mare di ambiguità
mentre passiamo bruciando
Nanni Balestrini – Ma noi

*

Ieri c’era un reading di Nanni Balestrini a Roma.
Oggi come due anni fa sei morto.
Mentre morivi io ero a San Lorenzo, ordinavo la terza bottiglia di prosecco, non lo sapevo che stavi morendo.
Se l’avessi saputo non avrei potuto fare niente, avrei continuato a bere per non pensare alla tua morte imminente.
Ma avrei pensato al tuo occhio combattivo di lucertola, alle tue mani sconvolte, al tuo verso lungo come il verso del lupo.
Avrei pensato a te lo stesso. Anche da morto ti penso.
Poiché mi hai dato un nome esisto.
Poiché mi hai battezzato la mia fede è per te.
Sei rimasto, anche andando via.
Di voi è rimasto solo Nanni.
Vi guardo nelle fotografie, dove non avrei mai potuto essere.
Ti guardo in un video dove fumi, dove fumi e dici “ah, Cristo”.
Ti guardo in un video dove tu non parli quasi mai, guardi un volantino colorato e hai al tuo fianco Antonio e Nanni, e al loro fianco ci sono Alfredo e Edoardo, e Edoardo dice non si scrivono mica poesie perché si è poeti, si è poeti perché si scrivono poesie, uno spazzino non fa lo spazzino perché è spazzino, non è che in lui ci sia una spazzinità che si esprime nel suo fare lo spazzino. Dice che avete vissuto venticinque anni di separazioni e scontri e rappacificazioni. Dice che così avete accresciuto la vostra voglia di scrivere. Tu fumi la pipa, intervieni roco per dire che per te non è stato così, non hai sentito nessuna voglia salire, non è che ti è venuta voglia o roba, hai sentito solo il bisogno di un catalogo, di contenere le poesie inedite di tutti, segnare l’itinerario che avevate percorso.
Immagino che quella sia stata l’ultima volta.
Tre anni dopo è morto Antonio.
Ventuno anni dopo è morto Alfredo.
Ventiquattro anni dopo è morto Edoardo.
Ventisei anni dopo sei morto tu. Eri vecchio e stavi male. Tua moglie ti portava in ospedale, non so per quanto tempo tu ci sia rimasto.
Tua moglie quando l’ho conosciuta mi ha chiesto se avessi mai avuto la possibilità di vederti leggere. Le ho detto di no. Ha recitato un verso di una tua poesia, l’abbiamo completato insieme. Ero vicina a lei, eravamo vicine a te. Mi ha chiesto se scrivessi. Le ho detto di sì, in realtà non scrivevo più. Mi ha invitato a una lettura di poesie a cui non sono andata. Mi ha chiesto cosa volessi fare dopo e io non lo sapevo. Si è alzata e ha aperto lo sportello della sua libreria, ha preso un libro, me l’ha regalato, erano certe tue poesie tradotte in inglese. Ci siamo salutate abbracciandoci.
Quella poesia che ha recitato a un certo punto diceva da tempo ciò che brucia mi devasta soltanto. La conoscevo bene, ma lei non lo sapeva.
Come io adesso non so.
Se passiamo bruciando, sai dirmi di noi che cosa resta?


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