24 febbraio 2013
2° DOMENICA
QUARESIMA
ANNO C
Antifona d'Ingresso Sal 26, 8-9
Di te dice il mio cuore: «Cercate il suo volto».
Il tuo volto io cerco, o Signore.
Non nascondermi il tuo volto.
CollettaDio grande e fedele, che riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero, rinsalda la nostra fede nel mistero della croce e donaci un cuore docile, perché nell'adesione amorosa alla tua volontà seguiamo come discepoli il Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio...
Prima Lettura Gn 15,5-12.17-18
Dio stipula l'alleanza con Abramo fedele.
Dal libro del Gènesi
In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».
- Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 26
Rit. : Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? - Rit.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco. - Rit.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. - Rit.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. - Rit.
Seconda Lettura Fil 3,17-4,1
Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
- Parola di Dio
Canto al VangeloMc 9,7
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio l'amato: ascoltatelo».
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Vangelo Lc 9,28b-36
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambio d'aspetto.
Dal vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
- Parola del Signore
RIFLESSIONI
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È un testo-testimonianza di un evento che risulta decisivo nel contesto del Vangelo; per noi, questa pagina segna la seconda tappa della Quaresima.
Questa seconda tappa segue la prima come riferimento pedagogico della liturgia; in realtà c’è uno stacco radicale rispetto al Vangelo della prima domenica che parlava dell’opera distruttiva del tentatore e delle tentazioni, cioè parlava delle opere delle potenze del male.
Questo brano afferma e presenta l’opposto: l’opera trasformatrice della grazia nella fede e nella preghiera.
Non essendo un racconto ma la testimonianza di un evento, è importante fermarci sui momenti decisivi per cogliere poi la sintesi.
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Prima cosa da notare è il monte.
Gesù va sul monte con tre amici, mentre il tentatore parte dal deserto per tentare l’uomo-Gesù sul monte proponendogli il dominio del mondo.
Gesù è venuto per dare la vita al mondo e associa questo ai discepoli.
Si tratta di una comunità, di un’opera compiuta insieme, dove Gesù è il promotore e i fratelli sono coinvolti in vista di un’educazione positiva.
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Il secondo tratto riguarda la preghiera.
L’incontro di Gesù sul monte con i suoi discepoli avviene in un clima di preghiera. Su questo tornerò più avanti.
Questa preghiera ha un effetto straordinario: rivela la gloria di Dio nei discepoli e annuncia una trasfigurazione, un cambiamento nei tre discepoli.
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Altro punto: Pietro non capisce il senso dell’evento e fa proposte insane: “ Facciamo tre capanne… ” ; così pure i tre, che Gesù porta sul monte, non comprendono il senso dell’evento o meglio considerano quell’esperienza bella, ma da possedere.
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Infine l’argomento che Gesù svolge con i discepoli: l’esodo.
Cosa vuol dire Esodo? Sul monte, Gesù convoca i discepoli per coinvolgerli nel suo esodo, in quella che sarà la sua fine.
L’evento ha, come obiettivo, quello di preparare i discepoli allo scandalo della croce e far loro percepire che la sua morte non sarà la fine, ma l’avvio della parte positiva del progetto di salvezza.
Ciò che Pietro non coglie non è solo la natura del salire sul monte, ma anche e soprattutto il frutto di questa esperienza.
Questo accenno ai vari punti intende sostenere il nostro cammino di fede. Anche noi siamo sul monte, anche noi siamo trasformati dal Signore, anche noi possiamo superare il sonno dell’incoscienza e aprire gli occhi sul significato della vita.
Vi invito a rileggere il brano durante questa settimana, fermando l’attenzione sui vari punti, in modo che la Quaresima sia un effettivo cammino verso una maturazione della fede e dell’amore.
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C’è un particolare sul quale attiro la vostra attenzione ed è il termine preghiera, o meglio l’esperienza di preghiera.
L’evento testimoniato in questo brano evangelico avviene in un clima, in un contesto di preghiera, di una preghiera legata alla storia della salvezza, cioè alla Scrittura e soprattutto legata al Figlio di cui il Padre dice “ Ascoltatelo!”.
Si tratta di una preghiera, dicevamo, legata alla Scrittura, che fa entrare il discepolo nella storia di Gesù e lo fa maturare; si tratta di un’esperienza non marginale, ma decisiva, un’esperienza di trasformazione.
A questo punto credo che dobbiamo portare la nostra attenzione e la nostra eventuale correzione al modo di accostarci alla preghiera.
La preghiera non è semplicemente una formula, anche se le formule recitate sinceramente sono utili , ma è quell’azione che può sostenere e illuminare la nostra esperienza di vita con il carattere creativo.
La preghiera non è solo una mia azione nel dire parole buone, ma si tratta di capire e vivere la preghiera come immersione nell’azione di Cristo che è venuto a salvare l’uomo.
Quando preghiamo, entriamo nel mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e ci immergiamo nel mistero della preghiera di Gesù.
Gesù, quando prega, non usa formule, ma si immerge nel mistero del Padre. Il brano, infatti, termina con un richiamo alla nube, simbolo della presenza di Dio.
Quando Gesù prega il Padre, rinnova la sua dipendenza vitale e positiva dal Padre. Così anche la nostra chiamata è un invito e una promessa ad immergerci in Gesù. La nostra preghiera è un pregare con Gesù, è un entrare dentro ad una forza, ad una corrente che porta con sé una capacità creativa singolare.
La preghiera, se vissuta nel suo pieno significato, ci plasma.
Facciamo un esempio banale, ma che può aiutarci a comprendere.
Penso ad un ponte. Il ponte mi permette di passare da un punto all’altro, da una sponda all’altra. La preghiera è questo ponte per mezzo del quale entro in rapporto con Dio. E ciò che conta, che è importante, è affidarsi, vivere e godere di questo incontro.
Con la preghiera entro in un’atmosfera nella quale in realtà sono già dentro, pur nell’incoscienza. La preghiera, quando è vera, mi fa prendere coscienza del rapporto con il Signore, e lo rinnova continuamente attraverso Gesù.
Dove trovo Gesù? I sacramenti, la messa, il servizio al povero sono ambiti che mi permettono di vivere l’incontro con Gesù e, in Lui, con il Padre.
La preghiera è azione creativa, perché è Dio che crea, che fa essere.
C’è un ulteriore passaggio: la preghiera mi modella e mi trasfigura.
Noterete, ad esempio, come le persone sante sono cambiate e plasmate attraverso la preghiera continua e incessante, come le azioni miracolose sono segni esteriori di quello che la preghiera è capace di fare.
Noi spesso siamo appesantiti, dormiamo, ci sfugge il senso profondo delle cose: l’esperienza di Pietro, che non capisce, rivela il nostro sentire, ma ci richiama anche all’impegno.
Nella preghiera non devo contare solo sulle mie capacità di ripetere parole, orazioni belle, ma prima di tutto devo aprire il cuore al Signore e lasciare che Lui si manifesti.
Come si manifesta? Trasfigurando la nostra persona, anche se non con un evento straordinario come quello di Gesù. Questa trasfigurazione avviene nella misura in cui la preghiera cambia il nostro cuore e lo rende capace di speranza nella disperazione, di amore nelle tensioni negative che disturbano i nostri rapporti, di gioia nel dolore e nel pianto.
La preghiera è un momento in cui il Signore agisce in noi. Allora le formule aiutano, permettono di capire, di orientare il nostro atteggiamento per arrivare ad un fine fruttuoso.
La sostanza è la nostra trasfigurazione e le persone più aperte a questa azione sono quelle che sanno gioire e sorridere pur nella difficoltà.
Questo atteggiamento è azione di abbandono ed è grazia da implorare. Per questo l’elemento educativo essenziale è la Scrittura. La preghiera, che si nutre della Parola di Dio e ad essa si affida, è una preghiera creatrice, che trasforma, che plasma.
La realtà di oggi è inquietante e rimanda al bisogno di ritrovare l’interiorità, cioè la coscienza che la nostra vita trasformata diventa opera di servizio e di aiuto.
C’è quindi un’urgenza e un’attualità in questa esperienza testimoniata dal Vangelo e insieme la nostra responsabilità di essere persone che cercano di vincere il sonno per aprire gli occhi sul senso profondo della vita e sulla possibilità di gioire e di fare festa, che viene solo dall’avere il cuore illuminato dalla presenza del Signore in noi.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto
La preghiera
apre il cuore
al mistero di Dio
Padre, Figlio e Spirito
e al mistero dell’uomo.
La preghiera
fa prendere coscienza
del male che è in noi
per sanarlo
e ripararlo.
La preghiera
fa emergere il positivo
che è in noi
così che anche il nostro volto
appare luminoso
pur nella fatica e nel dolore.