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Menzogne e autoinganni

Creato il 13 febbraio 2016 da Albertocapece

Adesso che abbiamo dei dati pressoché definitivi anche sull’ultimo trimestre del 2015 si può vedere come la crescita del Pil italiano, in uno dei momenti teoricamente più favorevoli da vent’anni a questa parte (euro debole e petrolio ai minimi, oltre al QE di Draghi che tuttavia è servito a poco) è arrivato alla stratosferica cifra dello 0,6 per cento. Al netto delle manipolazioni e degli stessi criteri di calcolo che spesso restituiscono risultati lontani dalla realtà effettiva, si tratta di una cifra largamente inferiore allo 0,9% ufficialmente previsto del governo nella seconda metà dell’anno (dopo aver sventolato cifre superiori), ma assolutamente lontana da quanto previsto – non si sa bene se per scopi di cassetta politica o per adamantina stupidità, dai centri di analisi economica e in particolare da Confindustria.

Vale davvero la pena di riportare le previsioni fatte nel gennaio del 2015 che forniscono un prezioso quadretto di illusionismo:

confindustria

E’ abbastanza evidente che in queste cifre così completamente sballate non gioca soltanto un forzoso ottimismo di maniera volto a favorire l’approvazione del job act, con tutti i vantaggi che esso trasferisce dai lavoratori alle aziende, ma interviene anche una gravissima cecità ideologica  costruita su teorie neo liberiste che guardano solo il lato dell’offerta, ignorando completamente la domanda. Eppure la crisi del 2008, esplosa principalmente per i problemi di una sovrapproduzione tamponata attraverso mezzi finanziari impropri, avrebbe dovuto fare giustizia di questa economia da ricchi se essa non si fosse impadronita negli anni delle chiavi politiche e non  navigasse ormai verso una trasformazione oligarchica. Così adesso non solo è necessario negare la realtà, manipolandola, ma si ha bisogno di sovrastimare oltre ogni ragionevolezza qualsiasi spiraglio per contenere il malumore. E c’è anche bisogno di auto illudersi , di pensare di fare la cosa giusta anche quando l’autoinganno (sdoganato come ottimismo volontario dalle teorizzazioni neoliberiste afferenti al costruttivismo)  si trasforma in vero e proprio vaneggiamento. Come quel 2,1 per cento di crescita.


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