Meravigliata luce
Incommensurabilmente
fuori
dalle normali
partiture
adunche
dal quotidiano
rapido ronzare
fuori
dai filari di spighe
e dai luoghi disboscati
acquattato
relegato
tra pirotecniche evoluzioni
stecco da quattro soldi
incautamenre incauto
qualificato a succhiare
nelle prede dei secoli
acrobata avezzo
a passare
di frana in frana
tra nuvole
e oltre gli strapiombi
sprangati – ormai
L’io svaporato
frantumato
avulso
da se stesso
recede
in ululii di lupo
accovacciato
su grattaceli di vetro
E dunque sfonda
vaga
tra ondulate colline
recuperi improbabili
limpidi predicati
potenza inusitata
(ormai a rischio)
Vaga
lasciando la cerchia delle mura
occludenti
la luce
ritorna
alla vertigine
lascia
non sprangata la porta
torna
a stemperare ancora
meravigliata luce
Appunti per sopravvivere
E lei la poiesis
non era che un
lunghissimo e sonnambulante
addio al carillon
al sempre ed ora
al continuamente
qui un attimo e
una nicchia per aficionados
un buco
per buttar le bucce
o non solo
non solo
giochi d’acqua
sdolci sdruccioli sdefiniti
sdicibili fonemi
oh il dolore acre delle cose non dette
dolorosa chiusura invalicata!
Doveroso ormai
risalire dagli abissi
frequentati allo spasmo
affondare le dita
e trarne
meravigliata luce
da L’unicorno di Marina Torossi Tevini Campanottoeditore 1997