Che la sovvenzione dello Stato a supporto di prodotti/mercati in difficoltà abbia scarso effetto, o addirittura effetto negativo, è dimostrato osservando dinamiche e tendenze del mercato dell’auto, e relative incentivazioni alla rottamazione, degli ultimi anni.
Il mercato editoriale vive per una quota parte anche dei sussidi statali da tempo.
Il Reuters Institute for the Study of Journalism dell’ Università di Oxford ha pubblicato un analisi [+] delle sovvenzioni statali, dirette ed indirette, ai media di sei nazioni nel mondo Italia compresa.
- Clicca per Ingrandire -
Frédéric Filloux, dalle colonne di Monday Note, ha effettuato una riclassificazione dei dati della ricerca pubblicando le vendite dei quotidiani per ogni 1000 abitanti e l’incidenza dei sussidi per ogni cittadino relativante alle nazioni oggetto dell’analisi del Reuters Institute for the Study of Journalism.
Secondo quanto pubblicato, l’Italia è il terzo Paese per incidenza dei contributi statali all’editoria e ultimo nel rapporto tra numero di abitanti e vendite di quotidiani.
I dati dimostrano che non vi è una relazione diretta tra la penetrazione di Internet e le vendite dei quotidiani, con Finlandia e Gran Bretagna che hanno un’elevata readership ed altrettanto un elevato numero di utenti che utilizzano la Rete.
Nella mia personale interpretazione delle informazioni disponibili, i dati smentiscono l’ipotesi che uno dei problemi dei quotidiani sia legato ad aspetti demografici. Al contrario, in una nazione quale l’Italia con progressivo invecchiamento della popolazione questo dovrebbe, eventualmente, essere un vantaggio.
Se i contributi al comparto editoriale siano una forma di supporto alla libertà di informazione e, di riflesso, alla democrazia, o meno, è certamente discutibile. Quello che appare inopibinabile è l’effetto perverso di drogare il mercato, l’inutilità, o peggio, di contributi che non abbiano una finalità specifica e misurabile.