Finalmente la settimana scorsa il consiglio direttivo della banca centrale europea ha varato delle ulteriori ed importanti misure di stimolo monetario pronte a sostenere sempre più la crescita dell’economia dell’eurozona che, secondo le ultime stime disponibili, è stata rivista in calo per tutto la durata del 2016. In effetti, come si poteva pensare diversamente quando dalla scorsa estate abbiamo assistito al brusco calo del pil della Cina, di cui alcuni gestori ne denunciano l’erroneità delle informazioni fornite dalla PBOC – banca centrale cinese – oltre che a quello di molti paesi emergenti, in particolare di paesi come la Russia e il Brasile, in forte recessione economica,e quest’ultimo addirittura a rischio di guerra civile ? Ma oramai il motto di tantissimi operatori era diventato che ad assistere l’economia mondiale c’erano le banche centrali e che quindi tutto era sotto controllo e diretto verso un percorso di crescita. La realtà dei fatti si continua a dimostrare di tutt’altro aspetto e mai come in questo ciclo economico, ripartito nel 2009, si è potuto assistere ad una tale distorsione tra mondo reale (fatto dalle imprese) e mondo finanziario (fatti dai prezzi degli investimenti). A mio modesto parere, il nuovo piano di aiuti monetari che a molti operatori finanziari appare molto positivo, andrebbe letto in maniera diversa perchè cela la forte preoccupazione della Bce che eventuali shock esterni possano colpire duramente l’economia dei paesi europei. Infatti , questo aspetto lo si è potuto percepire dalle frasi pronunciate dal presidente della Bce, Mario Draghi , che ha sottolineato più volte come la crescita dell’eurozona sia ancora troppo bassa e già rivista al ribasso per quest’anno , a continuo rischio di deflazione e resa vulnerabile dagli eventi mondiali oltre che dalle mancate riforme dei governi nel settore della pubblica amministrazione. Tale situazione è stata in parte anticipata dal drastico calo del prezzo del petrolio che, come riportato nel grafico, ha cominciato a crollare nel corso dell’estate 2014, quando quotava oltre 100 e che ha continuato fino febbraio di quest’anno facendo segnare un minimo assoluto degli ultimi decenni con le quotazioni che hanno raggiunto i 27 dollari al barile. Da quel livello di prezzo è poi partito un rimbalzo tecnico che potrebbe ancora continuare fino alla fascia di prezzo tra 38-42 dollari, ma dove poi incontrerà la forte resistenza dinamica del canale ribassista dei prezzi e che già per tutto il 2015 sono stati respinti nuovamente verso il basso. Difficile dire al momento se ci potrà essere una nuova discesa verso i 27 dollari o addirittura al di sotto, ma di certo prima di parlare di una nuova impostazione rialzista serviranno diversi mesi di stabilizzazione nella range di prezzo tra 27- 38 dollari.