Sono trascorsi già 5 anni da quando nel 2009 i mercati finanziari hanno toccato il fondo per dare il via ad uno nuovo ciclo economico.
Pochissimi allora credevano che l’andamento del ciclo economico che ci saremmo dovuti aspettare, sarebbe stato così drammatico per l’intera popolazione mondiale, e ancor di più per quei popoli, come quello italiano, con conti pubblici molto fragili.
Non si è data la giusta importanza al grave danno creato dai “potenti” sul rischio del crack sistemico bancario più grande della storia finanziaria, e che senza il forsennato indebitamento degli Stati (con possibilità di stampa di moneta) non sarebbe stato evitato.
Ma tutto naturalmente ha un prezzo.
Cosi la principale banca centrale al mondo, la FED americana, ha pensato bene di inondare il mercato con miliardi e miliardi di dollari per mantenere artificialmente bassi i tassi di interesse sul debito pubblico e nella speranza che, con la riduzione del premio al rischio dei mercati, permettesse da un lato un rifinanziamento delle aziende a costi minori e dall’ altro una ripresa dell’economia.
Ma purtroppo i danni sono stati talmente devastanti (in termini di fallimenti aziendali e di impoverimento popolare) che la stessa Fed si sta rendendo conto che gli stimoli sull’economia reale sono risultati marginalmente efficaci.
Ed ora, per evitare ulteriori effetti collaterali, la Fed ha deciso di ritirare gradualmente quegli stimoli monetari (e che entro l’anno finiranno).
Cosa accadrà poi ? Ormai pare ovvio che l’economia reale avrà bisogno di molto più tempo per ritornare a livelli di crescita più accettabili, mentre il vero rischio si trasmetterà sui prezzi degli assets finanziari, mandati in bolla a step.
E cosi mentre l’anno scorso è stato l’anno del tracollo dei prezzi dell’oro, quest’anno è molto probabile invece che con la fine del Tapering (ritiro stimoli monetari) saranno le obbligazioni a media-lunga scadenza a dover soffrire.
(Leggi Bank Of America : 10 Azioni di Società per il 2014)
Gioco forza anche in Europa il titolo decennale tedesco, ancora trattenuto da molti investitori per la fragile ripresa dell’economia europea, sta vivendo con buona probabilità gli ultimi attimi del suo massimo storico di tutti i tempi.
I prezzi sono quasi alle stelle e prima o poi dovranno riallinearsi alla discesa già avviata dei medesimi titoli governativi americani e inglesi.
I prezzi del bund tedesco oscillano ormai da due anni nella fascia compresa tra 140 – 147, ma ormai il suo cammino ribassista sembra segnato e potrebbe anche avere delle accelerazioni entro la prossima estate, con un ritorno graduale alla sua media degli ultimi anni (posta prima in area 130, poi più avanti anche 120).
Il bull market dei bonds è molto probabilmente finito e la storia insegna che dai massimi si può solo scendere.